La finale di Champions League 2021 potrebbe non avere ancora una sede ufficiale. Come riporta il NY Times, la UEFA discuterà con il governo inglese lo spostamento della partita da Istanbul a Londra, soprattutto alla luce del timore di Downing Street di un eventuale esodo di tifosi di Chelsea e Manchester City verso la Turchia. L’alternativa, nel caso in cui non fosse possibile disputarla a Londra, sarebbe la città di Porto.
Le questioni e i dubbi attorno alla sede della finale erano sorti da parecchio tempo, ma erano state accelerate dall’annuncio da parte del presidente Erdogan di tre settimane di lockdown totale per la Turchia. Il periodo di chiusura si sarebbe concluso a pochi giorni dalla data della partita, salvo più che probabili prolungamenti alla luce della difficile situazione sanitaria del Paese, preoccupando e non poco la UEFA. L’obiettivo della federazione europea è quello di garantire la presenza del pubblico, ma in una situazione di lockdown sarebbe sicuramente impossibile.
In ogni caso, il governo e le autorità sanitarie di Ankara avevano rassicurato che per la finale non ci sarebbe stato alcun problema, e la UEFA stessa aveva dichiarato che non era previsto alcun cambio di sede, e che la gara si sarebbe svolta sicuramente a Istanbul con un “numero limitato di spettatori”.
Ma tutto questo era avvenuto prima che i risultati della scorsa settimana certificassero la finale tutta inglese tra Manchester City e Chelsea, stravolgendo totalmente le carte in tavola. Le autorità sanitarie inglesi si sono mostrate fortemente preoccupate dalle conseguenze sanitarie di un esodo di migliaia di tifosi verso la Turchia, tanto che secondo alcuni questa trasferta avrebbe reso “totalmente vani” gli sforzi di Londra nel contenimento della pandemia. Tanto che la Turchia è rimasta tra i paesi nella lista rossa in termini di spostamenti per i cittadini inglesi.
Di conseguenza, ecco che la soluzione più logica, secondo il governo di Sua Maestà, sarebbe lo spostamento della finale in terra inglese, più precisamente in quel Wembley simbolo della riapertura degli stadi in pandemia. Ciò andrebbe incontro agli obiettivi sia della UEFA che del Regno Unito: da un lato si garantirebbe una finale con la presenza del pubblico (casalingo, tra l’altro), dall’altro si eviterebbe di correre rischi eccessivi dal punto di vista della diffusione del contagio. Tuttavia, resta ancora da capire come reagiranno Istanbul ed Erdogan, vicini alla perdita della finale per il secondo anno consecutivo, nonostante tutte le rassicurazioni che la UEFA aveva fornito.