Il presidente della Liga, Javier Tebas, è intervenuto durante un evento di fine stagione della Liga spagnola, per parlare dei temi più delicati legati al massimo campionato spagnolo (emergenza Covid compresa), ma anche per quelli relativi all’ecosistema del calcio europeo.
Inevitabile un riferimento al contesto attuale, con la Superlega come tema centrale: «Stiamo vivendo un momento convulso, anche a livello politico con la Superlega e con la UEFA che ha approvato un nuovo formato per la Champions», ha esordito Tebas.
«Io credo che il periodo 2021-2024 per quanto riguarda i formati e l’ecosistema del calcio europeo sarà simile a quello attuale, ma dobbiamo stare attenti a tutto quello che sta succedendo con la FIFA, la UEFA e la Superlega, perché questa cosa non si fermerà», ha spiegato.
«Se è vero che il formato Superlega, per come è ora, è morto, in mia opinione l’idea e il concetto che il calcio europeo debba girare intorno ai grandi club e che tutto quello che si genera sia per loro, mentre agli altri rimane la “solidarietà” sia rimasto. Concetti pericolosi come quelli delle “partite più interessanti”, ma se vogliamo una Liga più interessante, per esempio, i soldi diamoli al Rayo (Rayo Vallecano, ndr) che è salito in Liga e togliamoli al Real Madrid», la provocazione del presidente della Liga.
A proposito del problema di governance a livello europeo, Tebas ha detto: «Io credo che le leghe nazionali, che sono il motore industriale del calcio in tutti i Paesi – piccole o grandi che siano – devono riuscire a far sì che tutto si modifichi con un migliore accordo con UEFA e FIFA».
Ancora sulla Superlega: «Questo modello che stanno ancora difendendo (Juventus, Barcellona e Real Madrid, i cosiddetti club ribelli, ndr), mancando oltretutto i club inglesi, credo che sia morto. Stanno cercando di mantenere questo modello con quella bandiera della “misura cautelare” del Tribunale di Madrid. Io dico che è una barca con tre naufraghi e una bandiera, e la bandiera è la misura cautelare del Tribunale».
«Bisogna cercare di convincerli che hanno sbagliato, e che dovrebbero lavorare seguendo un’altra linea. Il problema della trasparenza non si risolve con una competizione, con un concetto con il quale non è d’accordo la maggior parte dei club nel mondo, che il calcio giri intorno a 15 club», ha concluso il presidente della Liga spagnola.