Operatore video di Amazon Prime (copyright: via Onefootball)

Lo streaming cresce, la tv tradizionale trema. Come riporta Affari e Finanza, i servizi on demand sono pronti a lanciare la sfida finale per diventare i padroni incontrastati del panorama mediatico mondiale. La tv tradizionale al momento resiste, ma le fotografie che giungono, soprattutto dagli USA, sembrano non lasciare alcun dubbio sul prossimo sorpasso: il futuro viaggia in quella direzione, e a guidarlo sono proprio i consumatori.

Negli Stati Uniti, il più grande mercato mondiale e principale benchmark per le tendenze a livello globale, le reti tradizionali registrano ancora un 64% di ascolti. Tuttavia, l’onda dello streaming si profila minacciosa all’orizzonte: ci sono più sottoscrizioni ai servizi video on demand che abitanti sull’intero territorio americano. Si tratta di un dato emblematico sul tipo di crescita che i vari Netflix, Amazon, Disney, ma anche la stessa Dazn in ambito sportivo, stanno sperimentando.

In Europa la situazione è un po’ più tranquilla: in Germania si registrano 33 milioni di sottoscrizioni, in Regno Unito 31, in Italia “soltanto” 13. Il giro d’affari è comunque cresciuto dai 12,1 milioni di euro del 2010 ai 9,7 miliardi attuali. In particolare, nel nostro Paese domina Netflix con 3,7 milioni di abbonati, seguito da Amazon (come da tendenza globale) e da TimVision. Tutto questo, ovviamente, in attesa della crescita di quest’ultima, insieme a Dazn, che deriverà dalle sottoscrizioni per la prossima Serie A.

Il business dell’on demand, in ogni caso, è praticamente un monopolio americano. La sola Netflix copre il 55% dell’intero streaming mondiale, con 5,5 miliardi di incassi l’anno. Amazon è al 19%, Disney è ancora indietro con il 4%, anche se in rapidissima crescita, con il recente sorpasso su Dazn, prima europea in classifica.

La potenza dello streaming è determinata anche, se non principalmente, da un discorso di competitività. Un abbonamento mensile agli operatori on demand costa 6,8 euro in media, contro i 22,3 delle pay-tv: una differenza quasi insostenibile per la tv “tradizionale”, che rischia di subire il sorpasso definitivo, come dimostrato dalla fuga delle pubblicità verso i servizi on demand.

Le reti generaliste europee stanno cercando di correre ai ripari, provando a lanciare i propri servizi in streaming. Ma, secondo l’European Audiovisual Observatory, “è troppo poco e troppo tardi”, un modo per difendere la propria nicchia sul mercato locale, senza alcuna possibilità di partecipare al grande business televisivo del futuro.

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