Giocatori inglesi dopo la finale a Euro 2020 (copyright: Paul Chesterton/via Onefootball)

Euro 2020 è stato il primo europeo itinerante della storia, e a giudicare dalle dichiarazioni di Aleksander Ceferin sarà con ogni probabilità anche l’ultimo. Oltre ai problemi logistici e organizzativi, amplificati ovviamente dalla pandemia, sono sorti diversi dubbi sui differenti chilometri percorsi dalle squadre: alcune di essere sono risultate molto svantaggiate, altre invece eccessivamente favorite.

Come sottolinea KPMG Football Benchmark, il fattore spostamenti è stato sicuramente significativo: tutte e quattro le semifinaliste di Euro 2020, ossia Italia, Spagna, Danimarca e Inghilterra hanno disputato la totalità delle partite del proprio girone in casa. Anche Paesi Bassi e Germania hanno potuto giocare la prima fase del torneo senza viaggiare, ma sono state entrambe eliminate agli ottavi di finale.

L’esempio emblematico è tuttavia quello dell’Inghilterra. I Tre Leoni hanno giocato una sola gara in trasferta, il quarto di finale a Roma contro l’Ucraina, mentre le restanti sei partite le hanno disputate davanti al pubblico di Wembley. Il paragone con la Svizzera, squadra che ha viaggiato di più, è impressionante: gli elvetici hanno percorso il triplo dei chilometri degli inglesi, pur giocando due partite in meno.

La Nazionale di Petkovic ha percorso quasi 10.000 km in totale, giocando la prima gara del girone a Baku, la seconda a Roma e la terza di nuovo a Baku. L’impresa negli ottavi di finale contro la Francia è avvenuta a Bucarest, mentre l’eliminazione contro la Spagna a San Pietroburgo.

Un altro dato che evidenzia la netta sproporzione dell’organizzazione di Euro 2020 è il fatto che l’Inghilterra abbia viaggiato meno di Polonia, Slovacchia, Turchia, tutte e tre squadre eliminate dopo sole tre partite, e anche meno di Austria e Galles, eliminate agli ottavi di finale.

Si potrebbe aprire un dibattito sull’effettivo vantaggio (o svantaggio) del viaggiare così tanti chilometri in meno (o in più) rispetto agli avversari. Tale fattore potrebbe risultare determinante anche in occasione dei Mondiali 2026, alla luce delle chilometriche distante tra le diverse sedi negli Stati Uniti, Messico e Canada. In ogni caso, l’unica garanzia è che una disparità di questo non si ripeterà più per i campionati europei, almeno nel futuro prossimo.

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