E’ andata in scena nella serata di ieri l’assemblea di Lega Serie A sulla possibile riforma del campionato. Si è trattato di una riunione esplorativa, dove i 20 club hanno soprattutto ascoltato l’analisi dei vari scenari possibili presentata dalla Deloitte sull’impatto sportivo ed economico della riforma.
Si è parlato di riduzione da 20 squadre a 18 con playoff e playout, fino addirittura a 16 (idea praticamente irrealizzabile) con playoff e playout. Da qui un parallelo tra i diversi effetti sul numero di partite, sui ricavi, su sponsor e spettatori (in calo con due club in meno), ma anche in considerazione dell’anno in cui la riforma potrebbe partire (2023 o 2024).
Sono stati portati gli esempi della Bundesliga, già con 18 squadre, e anche la Ligue 1 in Francia ha di recente deliberato l’approvazione del ridimensionamento. Gravina ha invitato i presidenti a ragionare di sistema, in un clima di collaborazione.
Il presidente della FIGC non ha imposto rivoluzioni sottolineando il momento caratterizzato da una crisi economica senza precedenti. Ha altresì manifestato la disponibilità ad aprire un tavolo permanente con tutte le componenti affinché ciascuna di esse esponga passo dopo passo le proprie criticità.
I presidenti – da parte loro – nel primo vertice si sono limitati ad ascoltare anche se pare evidente che solo un gruppo minoritario di 5-6 squadre vedrebbe di buon occhio un torneo ridotto. Scendere a 18 squadre significherebbe infatti perdere ricavi importanti dai diritti televisivi e dagli incassi, prospettiva che suscita perplessità nella maggioranza dei club.
Non solo, i principali tornei continentali a cui si fa riferimento, Premier e Liga, sono stabilmente a 20 squadre e non hanno intenzione di ridurre il numero. Domani tutte le componenti torneranno a riunirsi a Roma in un incontro plenario voluto dal presidente Gravina. Poiché gli orientamenti delle società sono assai differenti tra loro, la Serie A non ha espresso una posizione unitaria con cui presentarsi all’appuntamento.