Un gruppo crescente di club teme che un potenziale fondo da 7 miliardi di euro creato dalla UEFA – del quale si era discusso nei mesi scorsi – possa essere utilizzato come ancora di salvataggio per le società più grandi che hanno accumulato maggior debito.
Il piano, ricorda Bloomberg, dovrebbe consentire ai club di accedere a fondi a tassi di interesse più bassi e di ristrutturare il debito esistente. Le modalità esatte per il funzionamento del fondo devono ancora essere stabilite.
La tensione è alta, soprattutto dopo il tentativo fallito di creare una Superlega europea. Molti dei 12 club che hanno aderito al campionato nato e smantellato nel giro di 48 ore sono tra i più indebitati d’Europa, come ad esempio il Barcellona, il cui debito superava il miliardo di euro ad agosto.
Bart Verhaeghe, principale azionista del Club Brugge, campione del Belgio, ha affermato che i prestiti della UEFA non dovrebbero andare a squadre che hanno un pessimo rapporto profitti/perdite. «Questa struttura di prestito non dovrebbe andare a club che hanno fatto un cattivo lavoro nel creare un bilancio solido, come il Barcellona. Non meritano soldi», le sue parole.
Paul Conway di Pacific Media, il gruppo di investimento americano che possiede una manciata di club europei tra cui il Barnsley in Inghilterra e l’AS Nancy Lorraine in Francia, ha affermato che è necessario disporre di criteri di sottoscrizione rigorosi durante la distribuzione dei fondi.
«La mancanza di standard di sottoscrizione e la mancanza di un chiaro programma di rimborso incoraggeranno i club mal gestiti a continuare a spendere troppo», ha affermato Conway.
«Questi fondi dovrebbero essere una ricompensa per una buona gestione e disciplina finanziaria, non un salvataggio per i club che bruciano denaro», ha affermato invece Jordan Gardner, comproprietario dell’FC Helsingor, una società danese.
Sul tema è intervenuto anche Ilja Kaenzig, amministratore delegato del VfL Bochum 1848 «Il calcio è diventato un business in cui il vincitore prende tutto. Questo potrebbe distruggere il business alla fine. Ci sono club che hanno lottato già prima dell’emergenza Covid. L’accesso a una struttura del genere li rimetterebbe sulla strada giusta o aumenterebbe i loro problemi in futuro».
«La fornitura di risorse da questa struttura non dovrebbe portare a ulteriori disuguaglianze nel sistema», ha concluso invece Jacco Swart, amministratore delegato delle leghe europee, la cui organizzazione rappresenta Paesi quali Lettonia, Islanda e Kazakistan.