Il progetto di Interspac continua a tenere banco. Oggi sul tema è intervenuto anche Roberto Tasca, assessore al bilancio del Comune di Milano e docente di Economia degli intermediari finanziari, con una lunga analisi pubblicata sul Sole 24 Ore.

“Dopo qualche approfondimento e qualche riflessione e senza sminuire il valori positivi trasmessi dall’iniziativa, ho pensato fosse importante promuovere qualche riflessione in merito al contesto e ai problemi che la stessa deve affrontare”, spiega Tasca.

Una iniziativa che, per come è stata presentata, fa nascere “due sostanziali interrogativi – prosegue -. Il primo riguarda la capacità intrinseca di raggiungere un equilibrio economico della società nerazzurra e la sua attuale struttura patrimoniale. La seconda riguarda il ruolo prospettico degli azionisti minori e le adeguate forme di tutela del risparmio che devono prevalere, quando si procede alla sua sollecitazione pubblica per finanziare un’operazione come quella in esame”.

Il primo dubbio è legato alle difficoltà economiche dell’Inter e in generale del calcio italiano. “Sembra molto probabile che, prima di arrivare al ripristino delle condizioni di equilibrio economico per l’Inter dovrà trascorrere qualche anno, durante i quali, tutti i soci, in proporzione alle quote di partecipazione o comunque pro-quota, dovranno ricapitalizzare se i limiti previsti dagli artt. 2446 e 2447 del CC fossero violati, non potendosi superare le previsioni dell’art. 2265 del CC, che vieta il “patto leonino””.

Su questo tema si innesta a sua volta quello della tutela del risparmio. “Posto che la raccolta dai tifosi persone fisiche si configura come sollecitazione – spiega Tasca -, perché Interspac realizzi il proprio fine richiederebbe l’obbligo di un prospetto informativo da sottoporre preventivamente alla Consob. Oltre ai tempi tecnici per l’autorizzazione, vi è certamente un importante elemento da considerare. Nel documento, andrebbero indicate le prospettive di redditività dello stesso e i rischi conseguenti. Ciò implicherebbe a priori, aver definito attraverso quali modalità l’Inter potrà produrre durevoli condizioni di equilibrio economico e finanziario”.

“E questo riporta il problema all’origine. Ovvero: è pensabile che attraverso Interspac si concretizzi questo percorso virtuoso? Personalmente nutro dubbi”.

“Prima vengono le condizioni strutturali per l’equilibrio economico, poi si può pensare a variare le forme di controllo aprendo al singolo risparmiatore-tifoso. Il rischio di un percorso inverso è tutto a carico dei piccoli risparmiatori.

Pertanto, ben venga la via dell’azionariato popolare. Ma, a mio parere, devono prima essere identificate dall’intero settore calcio le condizioni che garantiscano l a continuità aziendale, portando ad un preventivo ripensamento del rapporto tra fatturato e costi, con l’obiettivo quindi di aumentare i primi e contenere i secondi, senza lasciare alle plusvalenze su calciatori il compito di riequilibrare situazioni altrimenti impossibili.

Poi spazio anche all’azionariato popolare”, conclude Tasca.

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