“Radical plan for World Cup every two years”, “Piano radicale per i Mondiali ogni due anni”, è il titolo che compare sulla prima pagina del Financial Times. Un titolo che sembra non contenere alcuna stranezza, considerando le intenzioni di riforma della Coppa del Mondo spinte dal presidente della Fifa Gianni Infantino. Se non fosse che l’edizione del Financial Times su cui è presente quel titolo non è quella di oggi, ma quella del 5 giugno 2006. Anche se la differenza vera è un’altra: era un piano presentato dai club.
Nel 2006, infatti, il G-14, l’associazione dei top club europei (di fatto antenata dell’attuale Eca) in cui rientravano tra gli altri Real Madrid, Barcellona, Juventus, Milan e Inter, aveva commissionato a Hypercube, una società di consulenza olandese, un piano per rivoluzionare il format del calcio a livello europeo.
Tra le proposte presentate, lo scenario denominato “Grand Slam World” prevedeva infatti di disputare la Coppa del Mondo ogni due anni, mentre quello chiamato “Grand Slam Euro” avrebbe portato invece a far giocare gli Europei ogni due anni con un Mondiale per Club da disputare ogni quattro. In entrambe le opzioni, inoltre, l’idea era quella di cancellare le qualificazioni per le nazionali.
Nel progetto era prevista una suddivisione infatti delle nazionali in tre fasce in un sistema di promozioni e retrocessioni: le 16 della fascia A si sarebbero qualificate direttamente agli Europei, le altre avrebbero dovuto conquistare la qualificazione sul campo. Le 12 migliori degli Europei, poi, si sarebbero qualificate ai Mondiali.
Un sistema che, liberando spazio durante la stagione, avrebbe consentito anche un ampliamento del numero di squadre per la Champions League, che sarebbe passata da 32 a 48 squadre con un +600 milioni di ricavi previsti.
La presentazione spiegava che questa riorganizzazione sarebbe potuta diventare effettiva entro il 2009, e che quindi la prima Coppa del Mondo biennale sarebbe potuta essere disputata nel 2012.
L’opinione del G-14 era che a struttura del calendario “poteva essere migliorata a vantaggio di federazioni, club e giocatori”, anche se non c’era una “una visione fissa” su quale fosse la soluzione migliore.
La Fifa, all’epoca, non commentò il progetto, mentre l’Uefa aveva affermato “le proposte sono un assalto diretto alle squadre nazionali”.