In occasione del Social Football Summit, evento dedicato alla sport industry in corso di svolgimento a Roma, nella cornice dello stadio Olimpico, Luciano Mondellini – Senior Partner e direttore editoriale di Calcio e Finanza – ha moderato un panel dal titolo “Inside the Business”.
All’incontro hanno partecipato manager di diverse grandi aziende, che da tempo coltivano un rapporto con il mondo del calcio, i quali hanno sottolineato l’importanza dello sport più popolare al mondo. A cominciare da Gazprom, celebre società energetica russa parzialmente controllata dallo Stato.
«Gazprom ha un’esperienza di oltre 15 anni nello sponsor nel calcio, con un focus diverso tra due aspetti. Con i club (come Zenit, Schalke e Stella Rossa, ndr) lo scopo è la comunicazione, con la Champions invece è differente. Abbiamo cercato di sfruttare le società perché fanno parte della nostra cultura, come lo Zenit per esempio, simbolo di una Russia moderna», ha esordito Mria Sedova, che per Gazprom è Chief Marketing Expert.
«Abbiamo anche lavorato alla costruzione dello stadio (dello Zenit, ndr). Sia lo Zenit che lo Schalke (altro club sponsorizzato da Gazprom) sono nati in zone operaie. L’idea principale è usare le società come comunicazione verso l’audience locale, anche per costruire infrastrutture. Abbiamo scelto il calcio come strumento per aiutare i giovani a cogliere i giusti valori», ha aggiunto.
Ma cosa spinge Gazprom a investire nel mondo del pallone? «La popolarità del calcio ci ha spinto a investire, è uno sport presente in ambito culturale in ogni parte del mondo. I punti cardine delle nostre sponsorizzazioni si basano su approcci sui social, sviluppo dell’immagine e programmi di comunicazione e strategia di mercato», ha sottolineato Sedova.
Tra le aziende presenti anche Puma, per la quale «la pandemia è stata uno shock tremendo. Nonostante stessimo andando molto bene abbiamo rischiato di non avere soldi in cassa per pagare i dipendenti. Abbiamo costituito una task force con piani d’emergenza, per i vari scenari, con quello più drammatico per tagliare costi e licenziare», ha raccontato Paolo La Placa, Team Head Partnership Management.
«Abbiamo parlato con i fornitori per rivedere i piani di produzione, mentre i clienti li abbiamo supportati per riuscire a venirne fuori», ha aggiunto. Anche per Puma «il calcio è fondamentale, ci posiziona, ci dà autenticità e credibilità. Non esisterebbe Puma senza il calcio, ma crediamo anche viceversa».
Tra le società che hanno puntato molto della loro comunicazione sul calcio c’è anche Poste Italiane: «Nell’investimento sportivo guardiamo tre elementi. Iniziativa di taglio istituzionale-Paese; come supportare queste iniziative a livello pubblicitario; un livello interno con diverse iniziative per i dipendenti», ha raccontato il Responsabile Comunicazione Paolo Iammatteo a proposito della consolidata partnership con la FIGC.
«Tutte le grandi aziende devono essere presenti sulle piattaforme social. Abbiamo una Media Company interna che gestisce i contenuti e ci muoviamo su tutte le nostre iniziative, con le regole che le varie piattaforme hanno», ha aggiunto.
Infine, presente all’incontro anche Marta Marchionni, Head of Display and Video Solutions di Google, la quale ha raccontato l’importanza del legame tra l’azienda e lo sport, con particolare riferimento al ruolo di YouTube nel consumo video e ai rapporti della piattaforma con i content owner come la Lega Serie A, tra i tanti.
Per Google, inoltre, come per tante altre aziende, non è possibile pensare allo sport senza dare rilevanza al mondo dell’inclusione e all’approcciare il mercato in un determinato modo, con i valori. Il gender gap, in questo senso, è uno dei più importanti, che l’azienda californiana mira a colmare con iniziative sportive come la partnership con DAZN per la trasmissione gratuita su YouTube delle gare della Women’s Champions League.