Emanuele Floridi

Nelle scorse settimane, il governo britannico ha pubblicato il “Fan-Led Review of Football Governance”, una progetto di riforma voluto da Downing Street per salvaguardare il futuro del gioco nel Paese e redatta seguendo come faro guida le opinioni e la voce dei tifosi.

«È un po’ quello che diceva il sottosegretario Vezzali quest’estate, quando sottolineava la necessità di intervenire in maniera importante con una riforma a tutela del calcio» afferma Emanuele Floridi, esperto di gestione del consenso, public affair and crisis management e strategic and risk advisor, intervistato da Calcio e Finanza.

Secondo Floridi, una riforma del calcio italiano deve passare per forza di cose dal governo, esattamente come avvenuto nel caso inglese. Il calcio chiede aiuti, ma dato che si tratta di fondi pubblici essi non possono essere utilizzati senza la direzione e il controllo istituzionale.

«È un po’ il modello di quando il governo italiano chiede i soldi all’Europa – sottolinea Floridi – i fondi vengono concessi, ma deve poi parametrarsi con alcune riforme che vengono richieste. È arrivato il momento che il governo porti a termine delle riforme per tutelare il sistema: deve essere fatto».

Floridi porta poi alcuni esempi di potenziali criticità, tra cui quello delle proprietà straniere. Al momento sono sette soltanto in Serie A (Bologna, Fiorentina, Genoa, Inter, Milan, Roma e Spezia), ma senza un’adeguata regolamentazione rimangono diverse incognite sul loro operato e sulla loro volontà di rimanere a lungo termine.

Un altro riguarda quello dei procuratori, che fanno uscire dal sistema risorse per centinaia di milioni di euro: tale ambito deve essere ordinato e parametrato a quello che è il progetto FIFA («che spero imminente» aggiunge), in modo tale da garantire quell’armonizzazione che oggi manca. Si deve quindi creare una Camera di compensazione vera, che permetta di vigilare sulle transazioni assicurandosi che queste siano basate su un effettivo scambio di denaro.

Il sistema attuale presenta infatti delle distorsioni, le quali hanno contribuito al formarsi del grande problema e scandalo attuale: quello delle plusvalenze fittizie. L’idea, suggerisce Floridi, è che stabilendo un sistema oggettivo di valutazione dei giocatori si va a formare un deterrente a chi vuole usare questo strumento per ritoccare a piacimento i propri conti.

«Siamo pieni di dati e algoritmi, che ti permettono di capire quanto effettivamente un calciatore può essere valorizzato e valere sul mercato» prosegue Floridi sull’argomento, ponendo l’attenzione anche sulle plusvalenze “vere”, ossia quei giovani che dimostrano in pieno il proprio valore, che merita di essere riconosciuto.

In ogni caso, un aspetto fondamentale della riforma inglese è il ruolo dei tifosi, che viene evidenziato a partire dal nome stesso del documento: “Fan-led review”. L’enfasi viene posta sull’importanza che ricoprono nel sistema, e sulla necessità di un loro maggiore coinvolgimento. Diverse squadre d’Oltremanica hanno già cominciato a rispondere all’appello, promettendo di ascoltare la voce dei loro sostenitori, nel tentativo di riconquistare una fiducia e un legame che il terremoto della Superlega aveva indebolito.

«Non si tratta di un aspetto secondario» sottolinea Floridi. I tifosi sono il principale stakeholder del sistema, coloro che mettono in moto la sua economia compiendo sacrifici per seguire le partite in tv e allo stadio: la loro voce va ascoltata. «Magari è forzato farli entrare nella governance delle società, perché c’è bisogno comunque di figure esperte e competenti, ma devono essere coinvolti maggiormente in qualche modo: il calcio è il principale “partito” del Paese, l’unica forza in grado di mobilitare 9 milioni di appassionati ogni fine settimana».

Floridi esprime poi un suo commento sul rapporto tra club e calciatori. «I calciatori possono ancora fare i dipendenti dei club o devono essere trattati come aziende dentro le aziende, diventando fornitori di prestazioni?» si domanda. Il tema centrale è legato a un cambiamento sostanziale rispetto a qualche anno fa, che sta avendo luogo in maniera inesorabile: ormai la prestazione d’immagine sta superando quella sportiva. «Questo cambiamento deve essere anticipato e programmato, in modo da limitare gli eventuali effetti distorsivi» suggerisce l’esperto.

In conclusione, se la riforma del governo inglese è in qualche modo scaturita dal “trauma” della Superlega, il calcio italiano potrebbe trarre spunto dal caos generato dalla vicenda plusvalenze per portare a termine la propria. «Quello che sta succedendo può essere trasformato in opportunità, ma con il supporto del governo: il gettito fiscale del calcio aiuta gran parte del terzo settore, sovvenziona lo sport di base di tutta la Nazione. Il fatto che anche il governo entri in campo è per tutelare questo aspetto: se il calcio ha un problema lo ha tutto il mondo dello sport» conclude Floridi.

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