Il mondo del calcio alza la voce sugli aiuti da parte dello Stato per combattere la pandemia. Il mondo del pallone è stato duramente colpito – come altri settori – dall’emergenza Covid, ma – scrive La Gazzetta dello Sport – il peso dei sostegni non è ancora sufficiente, soprattutto se paragonato ad un altro importante settore dell’intrattenimento come il cinema.
Le perdite dovute all’emergenza sanitaria hanno tolto al pallone 1,2 miliardi di euro. Il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha più volte nel corso dell’ultimo anno sollecitato il governo ad interventi di sostegno importanti. Tuttavia, a livello di soldi cash sono arrivati solamente i 56 milioni destinati a tamponi e sanificazioni (di cui 5 per squadre di Serie A).
Con la strada degli aiuti diretti comprensibilmente difficile da percorrere, il calcio ha puntato così su quelli indiretti, principalmente sotto forma di sgravi fiscali e rateizzazioni dei debiti. Il provvedimento più importante è quello inserito nell’ultima Legge di Bilancio che allarga la sospensione e la rateizzazione dei versamenti fiscali e contributivi dei club professionistici anche ai primi quattro mesi del 2022. I pagamenti potranno essere effettuati in un’unica soluzione entro il 30 maggio 2022 o fino al massimo di 7 rate mensili entro dicembre pari al 50% dell’importo complessivo (un totale di 444 milioni).
È stata poi concessa la possibilità di stipulare contratti di apprendistato “professionalizzante” tra i 18 e i 23 anni, riconoscendo i relativi sgravi fiscali ed è stata riconosciuta alle federazioni sportive nazionali, per gli anni 2022, 2023, 2024, la possibilità di reinvestire gli “avanzi di gestione” in infrastrutture, sviluppo dell’attività giovanile e nella pratica sportiva per atleti con disabilità.
Gravina ha ringraziato il Governo, ma alcune richieste importanti rimangono ancora inascoltate. Su tutte, quella relativa alle sponsorizzazioni del betting: la Federcalcio ha più volte chiesto la sospensione del divieto imposto dal Decreto Dignità fino a giugno del 2023, ma al momento ancora non si è trovato un compromesso su una misura che tolse al calcio oltre 100 milioni di euro nel 2018.
Dunque, si può fare di più, ricordando che per ogni euro investito dal Governo nel pallone, l’Italia ha un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a 17,3 euro, con evidenti benefici in termini percentuali sul Pil. È soprattutto per questo che oggi il pallone chiede aiuto, considerando che il cinema, ad esempio, dall’inizio della pandemia ha ricevuto ristori per 1.069,5 milioni.