Bonomi codice etico Confindustria
(Foto: Andrea Staccioli / Insidefoto)

I club di Serie A si schierano contro la FIGC in relazione alla modifica dei principi informatori per gli statuti delle Leghe. Si tratta – in sostanza – delle norme della Federcalcio in base alle quali le Leghe associate devono scrivere regolamenti e statuti.

L’adeguamento in questione era stato richiesto a fine novembre del 2021 e stabiliva – tra le altre cose – precisi quorum e maggioranze, sia per la validità delle assemblee delle leghe professionistiche (con la presenza dei 2/3 degli aventi diritti di voto), si per quanto riguarda le deliberazioni.

Adeguamento che, tuttavia, i club di Serie A respingono, come legge nella lettera indirizzata alla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali e al presidente del Coni Giovanni Malagò di cui Calcio e Finanza ha preso visione. «Scriviamo la presente in esecuzione di quanto deliberato all’unanimità nell’assemblea in data odierna dai venti club della LNPA: Atalanta Bergamasca Calcio Spa, Bologna FC 1909 Spa, Cagliari Calcio Spa, Empoli FC Spa, Fiorentina ACF Spa, Genoa Cricket & Football Club Spa, Hellas Verona FC Spa, Internazionale FC Spa, Juventus Fc Spa, Lazio SS Spa, Milan Ac Spa, Napoli Soc. Sportiva Calcio Spa, Roma AS Spa, Us Salernitana 1909 Srl, Sampdoria UC Spa, Sassuolo Calcio US Srl, Spezia Calcio Srl, Torino FC Spa, Udinese Calcio Spa, Venezia Fc Srl, per comunicare quanto segue», si legge nel testo della lettera.

«In data 25 novembre 2021 la Federazione Italiana Giuoco Calcio ha adottato alcuni principi informatori contenenti regole anche organizzative alle quali pretende che la scrivente e le altre Leghe conformino i propri statuti. Riteniamo che questa pretesa sia non conforme al diritto, vuoi per la mancanza dell’indispensabile norma primaria che attribuisca un simile potere normativo a una Federazione, vuoi per la natura stessa della Lega che è un’associazione di diritto privato, non riconosciuta e quindi è dotata del pieno diritto di autodeterminarsi, in conformità alle norme del codice civile», prosegue la lettera.

«Tale autonomia – si legge ancora – non può sortire limitazioni se non in presenza di motivi di interesse pubblico, come accade nelle ipotesi dell’organizzazione dell’attività agonistica tramite i campionati, che è oggetto di delega da parte della Federazione, e dell’ordinamento di quei campionati, materie che, non a caso, sono classificate a valenza pubblicistica dall’art. 23 dello statuto Coni e dal decreto legislativo n. 242 del 1999 e il cui esercizio, occorre precisare, non snatura comunque la natura privatistica della Lega e, a monte, della Federazione».

«È nostro fermo convincimento che la Federazione possa dettare principi informatori che attengono all’oggetto della delega e alle regole tecniche della disciplina sportiva, ma non possa interferire nelle scelte che attengono alla vita dell’associazione, come ad esempio imponendo determinati quorum costitutivi e deliberativi, tanto più con riferimento alla ripartizione dei proventi economici dell’associazione e delle sue associate».

«Quelle scelte – concludono i 20 club di Serie A –, in cui si esprime la volontà associativa di natura privatistica, devono poter essere liberamente effettuate dagli associati a loro discrezione, senza imposizioni o condizionamenti dall’alto. Auspichiamo che il tema possa essere affrontato in tempi strettissimi nelle corrette modalità dalle parti interessate».

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