La grande campagna di calciomercato portata a termine dalla Juventus nell’ultima sessione invernale ha anche una importante valenza in termini di gestione del top management e della catena di controllo che lega il club bianconero alla capogruppo Exor, la holding della famiglia Agnelli presieduta da John Elkann.
L’inserimento di Dusan Vlahovic e Denis Zakaria nella rosa a disposizione di Massimiliano Allegri permette infatti al club di guardare con rinnovata speranza alla qualificazione per la Champions League 2022/23. Un traguardo importante non solo per gli incassi legati alla massima competizione europea, ma anche perché, come spiegato nel prospetto dell’ultimo aumento di capitale, il piano industriale bianconero ha come condizione necessaria della propria strategia aziendale sino al 2024 la costante partecipazione alla Champions League fino al 2023/24 con la “sistematica disputa degli ottavi di finale”.
Insomma non partecipare al torneo calcistico più importante del mondo proprio nell’anno in cui (nel 2023) gli Agnelli compiranno 100 anni alla guida della Juventus (si tratta della proprietà più longeva della storia dello sport mondiale) non solo sarebbe un duro colpo da un punto di vista del bilancio ma anche un pessimo segnale in termini di percezione da parte dei mercati finanziari, i quali investono nel club anche in base alle linee guida del piano industriale.
E non certo da ultimo, in questa malaugurata ipotesi per chi è di stanza alla Continassa, la proprietà si vedrebbe obbligata a svolgere una attenta analisi dell’operato del management insediatosi meno di un anno fa con la nomina di Maurizio Arrivabene in qualità di amministratore delegato lo scorso luglio, considerando che già prima dell’acquisizione di Vlahovic la Juventus disponeva della rosa più pagata della Serie A e dell’allenatore più costoso del campionato. Ed è evidente che non qualificarsi tra le prime quattro sarebbe un evento infausto per il management visto che i bianconeri verrebbero sopravanzati da club con budget inferiori o molto inferiori (come ad esempio l’Atalanta).
In questo quadro va però detto che nell’operazione Vlahovic il management si è distinto brillantemente. In particolare sembrerebbe che l’apporto del direttore sportivo Federico Cherubini sia stato fondamentale nel trattare con gli agenti del serbo strappando la volontà del giocatore e quello dell’ad Arrivabene sia stato decisivo nell’anticipare l’operazione a gennaio, ben sapendo dell’importanza della qualificazione in Champions League.
Inoltre ad infoltire le speranze bianconere va tenuto presente il fatto che la Juventus, al netto delle primissime partite in cui sentiva ancora l’effetto Ronaldo, ha una distanza invariata dalla vetta. In pratica non ha recuperato punti sulla squadra in quel momento prima in classifica ma li ha rosicchiati alle altre che occupano i piazzamenti Champions.
Quel che appare sicuro però è che John Elkann, nei fatti il proprietario dell’impero industriale della dinastia torinese, non ha la minima voglia né intenzione di svolgere una eventuale analisi dell’operato del management bianconero. Non solo perché, in qualità di presidente di Stellantis, dovrà lavorare al delicato processo di transizione del gruppo automobilistico vero la trazione elettrica, ma anche perché, in qualità di amministratore delegato e presidente di Exor, dovrà pensare a come investire i 9 miliardi che la holding ha nelle casse.
E non da ultimo perché, checché se ne dica e scriva, i rapporti con il cugino Andrea Agnelli, presidente della Juventus, sono buoni da tempo. Se è vero infatti che i due non sono uno per l’altro il cugino prediletto nell’ormai sempre più numerosa dinastia piemontese, questo non significa tuttavia che i rapporti siano cattivi. Anzi negli ultimi anni almeno tre fatti molto concreti spiegano come i rapporti siano buoni.
In primo luogo il fattore prettamente monetario. Se Elkann non avesse avuto fiducia in questo management non avrebbe avallato senza battere ciglio lo sforzo di Exor nel recente aumento di capitale da 400 milioni in cui la proprietà ha fatto ampiamente la sua parte, non solo sottoscrivendo la propria quota ma anche anticipando 75 milioni lo scorso agosto per sbloccare gli ultimi affari del mercato estivo.
Per capire il secondo punto bisogna considerare come è organizzato l’impero industriale degli Agnelli-Elkann: al vertice della piramide c’è la Giovanni Agnelli Bv, cassaforte con sede ad Amsterdam della quale per statuto possono essere soci soltanto i discendenti del senatore Giovanni Agnelli, tra i fondatori della Fiat (ovvero il nonno dell’Avvocato Gianni Agnelli, a sua volta nonno di John Elkann). La Giovanni Agnelli Bv è infatti il vero scrigno del potere della impero industriale in quanto controlla con il 52,99% Exor, la holding quotata cui fanno capo tutte le società operative controllate: da Stellantis alla Ferrari, da Cnh Industrial alla Juventus per finire alle imprese editoriali Gedi e The Economist.
Ebbene se è vero che John Elkann, tramite la società Dicembre (di cui sono coi anche i fratelli Lapo e Ginevra), è il primo socio della Giovanni Agnelli Bv – e quindi nei fatti Elkann il “proprietario” della galassia industriale della dinastia -, è altrettanto vero che nel settembre 2020 il ramo della dinastia torinese denominato Eredi di Umberto Agnelli, di cui Andrea è l’alfiere, è salito nell’azionariato diventando il secondo azionista della stessa Giovanni Agnelli BV.
Questa mossa, che quindi rende il presidente della Juventus ancora molto più addentro i processi decisionali dell’intera dinastia di quanto già non lo fosse, è particolarmente significativa in quanto per salire nell’azionariato della Giovanni Agnelli bv bisogna anche avere una sorta di avallo dagli altri parenti azionisti.
Il secondo fatto è avvenuto a inizio 2021, ovvero quando è stata varata Stellantis, la società sorta dalla fusione tra la vecchia Fca e la francese Psa Peugeot-Citroen. In quel momento infatti Andrea Agnelli ha ottenuto importanti incarichi nell’organigramma della società. Nel dettaglio mentre Elkann è stato eletto presidente del nuovo gruppo automobilistico, Agnelli è stato nominato sia nel cda (unico altro membro della famiglia assieme a Elkann) sia nel comitati remunerazione sia in quello Esg della nuova società. In questo quandro va considerato che Stellantis è una azienda diversa, e non solo per la sua stazza, da tutte le altre società che fanno parte dell’impero industriale della famiglia torinese. Se infatti Ferrari, Juventus, Iveco, Cnh industrial sono per così dire società “di famiglia”, ovvero dove Exor ha una quota talmente elevata nell’azionariato da esserne nei fatti il dominus, in Stellantis la situazione è differente. Exor ne è sì il primo socio (14,4%), ma l’azionariato presenta altri nomi pesanti: lo Stato francese ha il 6,18% e la famiglia Peugeot il 7,19% (ma con una opzione per salire oltre l’8,5%). E quindi sommando le due quote d’Oltralpe, il peso dei Francesi nell’azionariato potrebbe superare quello degli italiani.
Insomma chi lavora in Stellantis deve essere capace di dialogare con altri soci molto ma molto pesanti.
Non solo, ma nell’organigramma del gruppo automobilistico figurano manager d’altissimo livello. Il ceo è Carlos Tavares, uno dei più apprezzati manager del mondo delle quattro ruote. E per esempio il presidente dei comitati in cui siede Agnelli è un certo Henri de Castries, storico amministratore delegato di Axa, gigante francese delle assicurazioni. Insomma lavorare nei piani alti di Stellantis significa dover dialogare e confrontarsi con profili tra i migliori dell’industria e della finanza internazionale. Con gli oneri e onori conseguenti. Non a caso, secondo più fonti finanziarie e familiari interpellate da Calcio e Finanza, il presidente della Juventus era stato molto contento per la nomina nei comitati remunerazione e governance di Stellantis.
Non da ultimo, va anche segnalato che anche l’adesione e il ruolo da protagonista della Juventus nel progetto Superlega, per quanto sviluppata in prima persona da Agnelli, aveva avuto l’avallo anche del cugino Elkann e della famiglia nelle sue figure più importanti.
[…] Leggi l'articolo completo […]