Rooney documentario in streaming
(Foto: George Wood/Getty Images)

Dai problemi con l’alcol alla paura di morire, passando per un’infanzia violenta. Sono gli ingredienti del nuovo documentario Amazon sulla vita di Wayne Rooney, ex attaccante del Manchester United e attuale allenatore del Derby County, che si è raccontato senza censure. Una carriera ricca di vittorie, trofei, traguardi raggiunti, in cui però non mancano gli aspetti più bui che lo hanno accompagnato fin da ragazzo.

Parlando delle difficoltà legate all’alcol e dei problemi di salute mentale che lo hanno accompagnato negli anni più difficili, Rooney ha risposto così quando gli è stato chiesto quale fosse la sua più grande paura in quei momenti: «Probabilmente la morte».

Parlando di quelli che l’ex attaccante dei Red Devils considera errori del passato, il 36enne ha aggiunto: «Avrebbero potuto essere le ragazze, oppure la guida in stato di ebbrezza, una cosa che ho fatto, o avrei potuto anche uccidere qualcuno o fare del male a me stesso. Sapevo di aver bisogno di aiuto, per salvare me stesso ma anche per salvare la mia famiglia».

Rooney ha anche rivelato che sentiva di dover mantenere segreti molti dei suoi problemi come giocatore: «Dieci, quindici anni fa, non potevo entrare in uno spogliatoio e dire “Sto lottando con problemi di alcol, sto combattendo per la mia salute mentale”. Non potevo farlo».

Ricordando episodi che lo hanno riguardato da ragazzo, Rooney ha detto ancora: «C’è stato un giorno in cui stavo attraversando la strada con una bottiglia di sidro. Il mio allenatore Colin Harvey, si è fermato per farmi attraversare. Il giorno dopo, mi ha preso da parte in allenamento e ha detto: “Ascolta, hai il più grande talento che abbia mai visto per qualcuno della tua età: non sprecarlo».

Ma il documentario racconta anche molto altro, dalle grandi stagioni d’esordio in Premier League al trasferimento al Manchester United nel 2004. E ancora il flop nel Mondiale del 2006 e le liti con Ferguson ed altri episodi di campo, come quello che lo ha visto protagonista in una sfida con il Chelsea, dove si presentò con tacchetti di ferro per cercare di fare male agli avversari.

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