Julian Alvarez (Photo by Marcelo Endelli/Getty Images)

L’ultimo rapporto della società Euromericas Sport Marketing, unica nella misurazione globale dell’industria sportiva, spiega come nel 2022, l’Argentina si è consolidata come leader mondiale nell’esportazione di giocatori per il decimo anno consecutivo, con un totale di 3890 giocatori, seguita dal Brasile per un totale di 2780.

Il vantaggio dell’Argentina nella classifica è seguito al terzo posto dal Messico con 578 giocatori, dalla Colombia con 411, dal Paraguay con 376, dall’Uruguay con 324, dal Perù dal Perù con 212, dall’Ecuador con 198 e dal Cile con 145.

«In quello che corrisponde all’ultimo decennio, le esportazioni di giocatori argentini sono aumentate del 1450%, l’82% è destinato ai primi 5 campionati in Europa, ma le destinazioni sono aumentate negli Stati Uniti, mentre la tendenze più forti sono Cina, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti negli ultimi quattro anni», spiega il creatore dello studio di misurazione e professore emerito di Marketing sportivo, Gerardo Molina.

«Come valore aggiunto che caratterizza questo grande business, il rapporto indica la crescita in Argentina del 61% delle esportazioni effettuate da accademie di calcio o club privati e non da club professionistici affiliati alla federazione. Qui gioca un ruolo importante la figura degli intermediari o dei rappresentanti dei giocatori, che svolgono e gestiscono le operazioni commerciali con le famiglie del giocatore e non con i dirigenti dei club», aggiunge Molina.

Vale a dire che l’esportazione di grandi giocatori non solo impoverisce il livello sportivo locale, ma anche i grandi club, per lo più in bancarotta, che di solito intravedono un compenso economico commisurato al crescente interesse per i giocatori che nascono dalle loro accademie o divisioni inferiori.

Dal 2005 il cosiddetto meccanismo di solidarietà è stato incorporato nel regolamento FIFA, con il quale se un giocatore viene trasferito prima della scadenza del suo contratto, il 5% del pagamento effettuato viene concesso al club che ha educato e formato il giocatore prima dei 23 anni, purché sia stato trasferito in precedenza a questa età professionale. Se ci sono più club interessati, il 5% viene ridistribuito. 

Il rapporto presenta anche un campionamento complementare per conoscere le opinioni più rilevanti degli appassionati dei due paesi leader. In Brasile, il 65% pensa che i giocatori non debbano continuare ad essere esportati, pensiero simile anche in Argentina dove il 76% ha espresso che «il calcio del paese è uno dei più forti al mondo e, quindi, ha il diritto di avere i suoi giocatori nel proprio territorio, generare tornei competitivi e per questo non è necessario esportarli come valuta corrente».

Secondo Gerardo Molina, «le operazioni dell’anno 2022 stanno portando l’Argentina a vivere un momento critico, parte dell’identità sta iniziando a perdersi visto il declino dovuto alla mancanza di giocatori di categoria poiché un giocatore che mostra qualcosa di diverso viene automaticamente venduto all’estero. Queste vendite influenzano e rendono un calcio mediocre, non competitivo come lo sono i grandi campionati d’Europa. È quello che c’è ed è una questione molto importante per gli allenatori perché non raggiungono la continuità e non riescono a mettere insieme buone squadre».

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