Il presidente russo Vladimir Putin può vantare tre lauree. La prima è in Diritto Internazionale, conseguita nel 1975 nella sovietica Leningrado. La seconda è di pochi anni dopo ed è stata rilasciata dall’Università del Kgb dove nel frattempo si era arruolato. Non si sa neanche in quale materia. I servizi segreti hanno cambiato sigla (adesso si chiamano Fsb) ma mantenuto l’inaccessibilità dei propri archivi. La terza laurea è quella ottenuta in un master in Economia presso la prestigiosa Università Mineraria di San Pietroburgo, conseguita nel 1996 quando aveva appena cominciato la sua scalata al potere. La sua dissertazione si intitolava “La progettazione strategica delle risorse regionali sotto la formazione dei rapporti del mercato”. Ed è stata digitalizzata e inserita nel data base della Biblioteca pubblica Nazionale russa.
Quest’ultima in particolare è stata oggetto di scandalo perché secondo alcune fonti sarebbe stata in gran parte copiata. Ma, al di là del possibile plagio o meno, indica come da sempre Putin abbia visto le risorse minerarie ed energetiche come arma strategica per l’espansione e la geopolitica russa.
Non a caso negli anni una delle armi più efficace della geopolitica russa è stata la società Gazprom, l’azienda di stato con cui Mosca fornisce gas ai Paesi stranieri e in virtù di questa crea dei legami economici difficili da estricare anche per Paesi non esattamente sulla stessa linea politica di Mosca. Si pensi per esempio che l’Unione europea importa dalla Russia il 41,1% del suo fabbisogno e l’Italia circa il 46%. “Provi a pensare se tagliano le forniture al nostro Paese e restiamo un inverno al freddo”, spiegava anni fa a chi scrive un attaché all’ambasciata italiana a Mosca. “Nemmeno se tornasse in vita De Gasperi vincerebbe le elezioni successive”.
Nello stesso tempo Gazprom però è stata anche un’arma di grande sportwashing del governo russo. Non solo perché sponsorizza da anni lo Schalke 04, squadra di quella Germania tra le maggiori importatrici di gas da Mosca, ma anche da dieci anni è sponsor della Uefa, alla quale ha versato oltre 300 milioni in questo decennio e oggi, dopo il recente rinnovo, è sponsor per tre competizioni: Champions League, le competizioni legate alle nazionali ed Euro 2024. In virtù di questo legame con Gazprom San Pietroburgo, la città di Putin, ha ottenuto la finale di Champions League quest’anno, sempre che non venga spostata proprio a causa delle tensioni geopolitiche.
Chi scrive negli anni scorsi ha potuto visitare la sede centrale di Gazprom, un enorme grattacielo all’interno di un cortile ancora più grande su una delle circovallazioni interne di Mosca. E in quella occasione ha potuto parlare col top management nella persona del vicepresidente Medvedev in un grande ufficio all’ultimo piano in cui facevano bella mostra di sé spade risalenti al medioevo, dal probabile valore inestimabile, accatastate insieme a coppe e trofei di tornei sportivi vinti delle varie squadre aziendali di calcio e hockey.
E quel che è certo è che sin dalle prime parole dell’usciere sino a quelle del grande dirigente, che in quelle stanze nessuna decisione viene presa, nemmeno quelle più banali, senza l’assenso del Cremlino. Non a caso nel 2019 Medvedev è diventato il presidente dello Zenit San Pietroburgo, la squadra tifata da Putin.
Insomma Gazprom è Putin e Putin è Gazprom. In questo quadro non solo i Paesi europei saranno chiamati a sanzionare Putin anche a costo di grandi rincari dei prezzi dell’energia, ma anche l’Uefa deve decidere cosa fare: togliere la finale di Champions League a San Pietroburgo e magari vedersi tolta la sponsorizazzione da 40 milioni annui di Gazprom. Oppure fare finta di niente.
Il primo ministro britannico Boris Johnson, il grande alleato di Aleksander Ceferin nella battaglia sulla Superlega, ha già chiamato alla scelta di campo. “È inconcepibile” che la Russia possa ospitare eventi sportivi internazionali come la finale di Champions League di calcio in calendario a San Pietroburgo dopo le azioni intraprese dal presidente Vladimir Putin in Ucraina, ha detto oggi Johnson, intervenendo alla Camera dei Comuni sulla crisi ucraina.
Johnson ha additato la Russia come una nazione che “invade Stati sovrani” e ha aggiunto: “Non ci sono chance che una Russia sempre più isolata, una Russia che ha ora uno status da paria possa ospitare una manifestazione calcistica” europea.
Per Ceferin si avvicina il tempo di scegliere.
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