Berlusconi presidente Monza
Silvio Berlusconi (Foto Samantha Zucchi Insidefoto)

«Nuove prove» per chiedere la revisione della sentenza milanese che, per la frode fiscale contestatagli dal pm Fabio De Pasquale sui diritti tv Mediaset, lo aveva condannato nel 2013 in via definitiva a 4 anni e 10 milioni di risarcimento all’Agenzia delle Entrate. Doveva essere questa – scrive Il Corriere della Seria – la rivincita di Silvio Berlusconi, ma il processo non si rifarà.

La II Corte d’Appello di Brescia ha respinto la richiesta di revisione del processo, argomentandola «inammissibile» perché «non sostenuta da alcuna prova nuova precedentemente esaminata, ma mero tentativo di riproporre deduzioni difensive già affrontate e risolte in senso negativo, il cui esame si risolverebbe in un inammissibile quarto grado di giudizio».

L’ordinanza, che condanna Berlusconi a pagare 1.000 euro alla Cassa delle Ammende, è stata adottata due mesi e mezzo fa, nei quali, è corrisposta la scelta di Berlusconi e del suo staff di tacere l’esito, anche nei giorni in cui era in corsa per il Quirinale. Berlusconi insisteva sul fatto che sentenze successive, come nei processi Mediatrade le assoluzioni di Fedele Confalonieri o del figlio Piersilvio, o come il verdetto del Tribunale civile di Milano su un risarcimento chiesto da Mediaset al coimputato produttore Frank Agrama, fossero entrate in conflitto con la propria condanna.

Ma per la Corte «si impone in modo macroscopico il fatto che da un lato queste sentenze hanno valutato la condotta di imputati diversi da Berlusconi, e dall’altro lato hanno riguardato fatti ontologicamente diversi e cronologicamente commessi in periodi diversi».

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