Proprietari di club russi
(Foto: NICOLAS TUCAT/AFP via Getty Images)

Consumatosi anche l’addio di Roman Abramovich – che ha messo in vendita ufficialmente il Chelsea – oggi non sono più tanti gli oligarchi russi a investire nel calcio in Europa. Quelli che rimangono, però, sono già stati “messi alla porta” o rischiano comunque di essere sanzionati o di vedere interrotti i legami con le società di riferimento.

In Inghilterra, per fare un esempio, rimane l’uzbeko Alisher Usmanov, ex azionista dell’Arsenal e ora top sponsor dell’Everton, e azionista di minoranza, con le aziende Usm, Megafon e Yota. L’imprenditore ha versato 36 milioni di euro per i naming rights del nuovo stadio, ma i rapporti di partnership con le sue società sono stati interrotti in questi giorni (non senza pensieri per l’Everton a livello di proprietà).

A Bournemouth, secondo in classifica in Championship, ma in Premier dal 2015 al 2020, opera Maxim Demin, 52 anni, entrato nel club nel 2011 per 12 milioni di euro. Nel 2015 ha venduto il 25% delle azioni del club a un fondo USA, per ricomprarle nel 2019, e ha ottenuto un passaporto britannico che oggi lo tiene al riparo da sanzioni.

Nel Principato di Monaco – spiega La Gazzetta dello Sport – troviamo invece Dmitry Rybolovlev, un patrimonio di 7 miliardi di euro ed ex imprenditore dell’Uralkali, la più grande azienda produttrice di potassio, venduta (per volere di Putin) a Kerimov, oligarca più vicino al Cremlino. L’uomo d’affari ha rilevato l’AS Monaco per un euro nel dicembre 2011, con la Rigmora Holdings Limited, quando navigava nei bassifondi di Ligue 2. Lì ha vinto una Ligue 1 nel 2017 con un giovane Mbappé, rivenduto per 180 milioni al PSG, ha raggiunto una semifinale di Champions, ha portato nel principato Falcao e James Rodriguez, Bernardo Silva e Fabinho.

Rybolovlev, che nel 2017 ha acquisito in Belgio anche il Cercle Bruges (oggi in A) ha anche il passaporto cipriota, ha sempre preso le distanze da Putin, dicendo di aver fatto business prima della sua ascesa, e non compare (ancora) fra gli oligarchi da sanzionare in Europa. Anche se il suo nome è presente nel “Putin Accountability Act”, l’elenco delle persone che hanno legami con il presidente russo per cui si richiedono sanzioni.

C’è poi un ultimo arrivato, che ci riguarda da vicino. Il russo Valerij Oyf è proprietario del Vitesse di Arnhem, prossimo rivale della Roma in Conference League. Nato a Odessa nel 1964, ha rilevato il club nel 2018 da un altro oligarca, Alexander Chigirinsky, immobiliarista, che prese il Vitesse nel 2013.

In Grecia agisce infine Ivan Savvidis, 62 anni, presidente del Paok di Salonicco dal 2012, quello che andava in panchina munito di pistola. Nato in Georgia, università a Rostov, proprietario del Gruppo Agrokom con affari in Russia per il tabacco, poi immobiliarista in Grecia, dal 2003 al 2011 membro della Duma nel partito di Putin, poi editore tv e di giornali. Lui, Oyf e Demin non sono sulla lista nera d’Europa e USA.

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