Anche Oleg Luzhny, come molti altri atleti, si è arruolato e ha deciso di imbracciare le armi per difendere la sua Ucraina. L’ex capitano della nazionale, vincitore della Premier League con la maglia dell’Arsenal, ha raccontato come è cambiata la sua vita in un’intervista al Mirror.
«Come tutti gli ucraini sono a difendere la nostra patria – le parole di Luzhny -. La situazione è molto tesa, le sirene suonano tre o quattro volte al giorno, anche di notte. Le persone devono correre freneticamente nei rifugi, anche le donne con bambini piccoli, che non capiscono cosa sta succedendo. Sono terrorizzati, intere città e interi villaggi vengono bombardati e distrutti, le persone vengono private di gas, elettricità, acqua e cibo»
Il 53enne Luzhny, che dopo aver smesso di giocare (fece in tempo, nel 1989, anche a disputare partite con la maglia dell’URSS) ha fatto l’allenatore come vice della Dinamo Kiev e poi assumendo la guida tecnica del Tavriya Simferopoli, sottolinea di essere «totalmente d’accordo» con le recenti sanzioni adottate contro gli atleti russi. «Appoggio tutte le sanzioni – dice -. Le persone che sono coinvolte nello sport fanno parte di una nazione. E quando la nazione elegge il presidente, ha anche la responsabilità delle azioni del presidente eletto. Se stanno zitti, significa che sostengono ciò che sta accadendo: l’invasione di un paese pacifico».
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