Battaglione Azov
(Image credit: Depositphotos)

La guerra è un grande frullatore e in numerosi casi i demoni possono avere l’opportunità di rendersi utili per la parte giusta (pur non smettendo di essere demoni). Se infatti non v’è dubbio alcuno su quale nazione, tra lo Stato russo aggressore e l’Ucraina aggredita, stia dalla parte del giusto, è altrettanto vero che nei prossimi giorni potrebbero apparire quali forze del bene sezioni dell’esercito ucraino che, per quanto minoritarie, nascondono però pesanti ombre dietro di loro.

La situazione a Mariupol, città portuale dell’Ucraina sudorientale, è più complicata che mai. La città è assediata e – secondo quanto annunciato dal portavoce del ministero degli esteri ucraino Oleg Nikolenko – è stato violato anche il “cessate il fuoco” accordato dal Cremlino: «Cessate il fuoco violato! Le forze armate russe stanno ora bombardando il corridoio umanitario da Zaporizhzhia a Mariupol. Otto camion più 30 autobus pronti per portare aiuti umanitari a Mariupol e per evacuare i civili a Zaporizhzhia», ha scritto Nikolenko su Twitter.

Vicino a Mariupol, ha sede il controverso “battaglione Azov”, un reparto militare ucraino, sorto dagli ultrà del mondo del calcio, di ispirazione dichiaratamente neonazista e che ha compiti militari e di polizia. E che proprio in questi giorni starebbe difendendo la città portuale. Inquadrato nella Guardia nazionale dell’Ucraina e istituito con lo scopo principale di contrastare le crescenti attività di guerriglia dei separatisti filo-russi del Donbass, il reparto è divenuto tristemente famoso a seguito di accuse di crimini di guerra e tortura.

Ma cos’è il battaglione Azov? Da chi è composto? Nato nel maggio del 2014 dalla fusione di due gruppi paramilitari provenienti dalla galassia dell’estrema destra ucraina, il reparto è stato fondato da Andriy Biletsky, un militante dichiaratamente neonazista. Non ci sono cifre ufficiali sul numero di componenti del gruppo paramilitare, ma si tratta probabilmente di 2mila persone, che diventano circa 10mila aggiungendo le altre organizzazioni legate al gruppo, il partito Corpo nazionale e le organizzazioni paramilitari non affiliate all’esercito.

La particolarità, sopraccennata, di questo reparto speciale risiede nel suo legame con il mondo del calcio. Il battaglione Azov nasce infatti da uno dei gruppi più violenti degli ultras del Metalist Kharkiv, club calcistico dell’omonima città – nel quale giocò per una stagione anche l’ex Atalanta Alejandro El Papu Gomez – e che scomparve nel 2016 (per poi essere rifondato nel 2021) a causa delle difficoltà economiche che lo avevano investito.

Il legame tra il Metalist e il battaglione Azov si evince dal simbolo in origine del battaglione, composto da due rune germaniche, una Wolfsangel – adottata sin dai primi tempi dal nazismo, sebbene poi soppiantata dalla svastica – che svettava sopra al sole nero tanto caro al generale nazista Himmler, entrambe avvolti dai colori giallo blu dell’Ucraina, praticamente lo stesso che campeggiava nello stemma del club.

Un legame che prosegue anche con il già citato fondatore e tutt’ora capo del reggimento, il militante Andriy Biletsky, ex-militare noto come “Fuhrer bianco”, che si presenta come difensore dell’arianità della razza Ucraina ma soprattutto all’epoca a capo di “Setta 82”, un gruppo dominante degli ultras del Metalist Kharkiv.

Ufficialmente – racconta il quotidiano Domani –, rappresentanti del battaglione Azov hanno dichiarato che solo il 10-15% dei suoi membri hanno simpatie naziste, ma sono pochi gli studiosi e gli esperti che hanno preso seriamente queste dichiarazioni. La fortuna del battaglione Azov si deve soprattutto ad Arsen Avakov, industriale ucraino e ministro dell’Interno sotto tre differenti governi tra il 2014 e il 2021. Avakov è ritenuto in Ucraina uno dei ministri più competenti, anche se non è un personaggio particolarmente popolare.

Negli anni che hanno fatto seguito alla rivoluzione di Euromaidan del 2013-2014, l’uomo ha sponsorizzato la creazione di battaglioni di volontari con cui integrare le deboli forze regolari ucraine. Tra questi c’è proprio lo stesso battaglione Azov. È stato Avakov a spingere per l’integrazione dell’Azov nella guardia nazionale, trasformandolo così in una forza regolare dell’esercito ucraino.

Presto però, sia Avakov che il battaglione Azov sono finiti sotto accusa perché stando ai rapporti dell’ufficio dell’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni unite e di numerose altre organizzazioni per la difesa dei diritti umani, i volontari del battaglione e di altre unità della guardia nazionale ucraina avrebbero commesso diversi crimini di guerra durante il conflitto in Ucraina orientale, compreso il bombardamento ingiustificato di aree densamente abitate, detenzioni illegali, torture e uccisioni extra giudiziali.

Da qui erano arrivate pressioni da parte dei Paesi membri del G7 su Avakov perché rimettesse sotto controllo le formazioni paramilitari collegate al battaglione Azov e agli altri gruppi di estrema destra. «Il gruppo G7 è preoccupato dai movimenti estremisti ucraini, le cui azioni violente sono un pericolo di per sé», avevano scritto all’epoca gli ambasciatori del G7, ma non sembra che a queste pressioni siano seguite particolari iniziative.

Mentre durante il mandato dell’oligarca Petro Poroshenko il battaglione Azov veniva regolarmente celebrato dal governo ucraino, la situazione è cambiata con l’arrivo dell’attuale presidente Volodymyr Zelensky. Con l’emergere delle accuse di neonazismo e di crimini di guerra e con la sua crescente e violenta attività nelle strade ucraine, il battaglione ha iniziato a essere trattato come un gruppo estremista e pericoloso.

I suoi account social sono stati rimossi e soltanto di recente Facebook ha deciso di smettere di rimuovere i post che inneggiano alle imprese dell’unità, ma solo se sono relativi alla difesa dell’Ucraina contro la Russia. Oggi – spiega ancora Domani –, il gruppo fa propaganda e recluta membri attraverso Telegram oppure sfruttando gli account e i canali di altri gruppi estremisti in tutta Europa.

Zelensky però non ne ha mai celebrato le attività, e nemmeno quelle delle altre formazioni della destra radicale, e in questi giorni di guerra non c’è pressoché alcuna traccia delle imprese compiute dagli uomini di Azov nella propaganda ufficiale ucraina. Le cose potrebbero cambiare, ora che Mariupol, quartier generale del battaglione, è sulla linea del fronte. Di certo, la propaganda russa ne approfitterà per presentarsi come liberatore dell’Ucraina dai nazisti se le truppe sul campo dovessero riuscire nella conquista della città.

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