Stadio Chelsea cessione
(Foto: Bryn Lennon/Getty Images)

Il Chelsea sta vivendo un momento decisamente particolare. Il club londinese si è ritrovato a essere vittima di riflesso delle sanzioni imposte dal governo del Regno Unito al proprietario russo Roman Abramovich. Al magnate sono stati congelati i beni nel Paese, e ora i Blues dovranno passare sotto il controllo di una nuova proprietà. Nel frattempo, la società prosegue grazie a una speciale licenza che tuttavia ne limita l’operatività.

Tra gli asset che la nuova proprietà del club potrà sfruttare c’è sicuramente uno stadio secolare – Stamford Bridge – che sorge all’interno di una Londra fortemente sviluppata, ed è posizionato in uno di quartieri più in vista della capitale inglese e, per questo, in uno dei quartieri dal valore immobiliare tra i più cari al mondo. Abramovich aveva già ipotizzato un progetto di restyling mai portato a termine, che ora potrebbe tornare di moda con nuovi investitori.

«Chelsea è probabilmente uno dei luoghi migliori per uno stadio di calcio in Europa», ha affermato in un’intervista telefonica a Sportico Christopher Lee, amministratore delegato dello studio di architettura Populous. Lee è un massimo esperto nel campo, avendo progettato dozzine di progetti di costruzione in tutto il mondo, tra cui gli impianti dell’Arsenal e del Tottenham e la futura casa di Inter e Milan: la Cattedrale.

Attualmente, tra gli eventuali nuovi proprietari e il progetto per un nuovo impianto si trova la Chelsea Pitch Owners (CPO), un’organizzazione non-profit che possiede la proprietà fondiaria assoluta dello stadio Stamford Bridge e i diritti di denominazione del Chelsea Football Club. L’organizzazione vanta con il Chelsea un contratto di locazione della durata di 199 anni e la sua ferma volontà è quella che il club non si sposti dal quartiere.

Il CPO «non supporta alcun progetto del Chelsea per giocare in un luogo alternativo. Le opinioni sullo stadio stesso varieranno da coloro che non vogliono mai vederlo cambiare da un lato, a coloro che credono che la migliore squadra di Londra abbia bisogno del miglior stadio di Londra dall’altro», ha detto Chris Isitt, direttore dell’organizzazione.

Il CPO non lascerà che il Chelsea si muova, ma è aperto a studiare la realizzazione di una nuova struttura al posto di quella attuale. L’organizzazione, come anticipato prima, ha già collaborato con Abramovich ai piani di progettazione per una riqualificazione dello stadio: un’operazione da 1 miliardo di sterline che risale al 2017.

Lo stadio ha ricevuto il permesso per portare avanti i lavori, ma Abramovich si era successivamente tirato indietro parlando di un «clima sfavorevole per gli investimenti». L’inversione di marcia ha coinciso con il mancato rinnovo del visto di Abramovich da parte del Regno Unito e l’autorizzazione alla proposta è scaduta l’anno scorso.

I vantaggi di un nuovo impianto sarebbero enormi per il club e per i nuovi proprietari. Stamford Bridge è il più piccolo degli stadi che ospitano i match dei top club di Premier League, con una capienza di 41.800 posti. L’Old Trafford del Manchester United è il più grande con oltre 75.000 posti.

Negli ultimi 15 anni, i proprietari di società sportive americane si sono concentrati sull’espansione dell’esperienza del cliente oltre il tempo legato allo svolgimento delle partite. Vogliono che i tifosi spendano soldi prima e dopo i match, e idealmente anche nei giorni in cui non si gioca. «In una località come Chelsea, i bar e i ristoranti potrebbero sicuramente funzionare sette giorni su sette al di fuori dell’ambiente calcistico», ha affermato Lee a sostegno di un nuovo progetto.

Circa 800.000 fan visitano ogni anno Stamford Bridge per le partite, ma il club ha centinaia di milioni di fan in tutto il mondo che potenzialmente potrebbero godere dell’impianto, anche solo per una visita o per seguire un incontro. L’ipotesi di una nuova struttura potrà dunque essere determinante nel processo di vendita della società, che in questi giorni ha raggiunto i suoi momenti più caldi e presto passerà di mano.

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