Russia Italia legami segreti
Vladimir Putin (Image credit: Depositphotos)

Cosa si cela dietro l’avvertimento all’Italia e l’attacco al ministro della Difesa Lorenzo Guerini da parte di Alexei Vladimorovic Paramonov – direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri – che ha minacciato «conseguenze irreversibili» se il nostro Paese aderirà al nuovo piano di sanzioni contro Mosca?

Lo svela Il Corriere della Sera nella sua edizione odierna, in un articolo ad opera di una delle prime firme del quotidiano Fiorenza Sarzanini. L’articolo racconta di cartelle cliniche con i dati sanitari dei pazienti, accordi commerciali per farmaci e strumentazione, ma soprattutto un patto di ferro per la realizzazione dello Sputnik, il vaccino anti-Covid. Il timore della diplomazia e dell’intelligence è che la ritorsione si realizzi rivelando che cosa accadde a partire dal marzo 2020, dopo l’arrivo di una delegazione di russi nel nostro Paese.

La versione ufficiale parlava di aiuti per affrontare l’emergenza pandemica, ma la missione degli 007 avrebbe avuto ben altri scopi. L’accordo è nato da una telefonata tra l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente russo Vladimir Putin. Con il boom di contagi Covid, a preoccupare l’Italia è soprattutto la carenza di ventilatori e mascherine, per questo – almeno inizialmente – la missione russa viene accolta con entusiasmo.

Ufficialmente, dunque, si tratta di aiuti sanitari ma nella lista dei 104 nomi ci sono solo 28 medici e quattro infermieri. Gli altri sono militari. A guidare la spedizione è il generale Sergey Kikot, vice comandante del reparto di difesa chimica, radiologica, biologica dell’esercito russo. Con lui ci sono Natalia Y. Pshenichnaya, vicedirettrice dell’Istituto centrale di ricerche epidemiologiche, e Aleksandr V. Semenov, dell’Istituto Pasteur di San Pietroburgo. Entrambi lavorano al Rospotrebnadzor, la struttura sanitaria civile a cui Putin il 27 gennaio 2020 ha affidato la supervisione del contrasto all’epidemia.

Nel febbraio 2020, quando il mondo affronta l’emergenza Coronavirus, i russi chiedono alle autorità cinesi di andare a Wuhan, ma il permesso viene negato. L’Italia non mette invece alcun vincolo per l’accesso agli ospedali, ai laboratori, ai dati. Qualche mese dopo il New Yorker rivela che «il Dna di un cittadino russo che si è ammalato in Italia il 15 marzo è stato usato per elaborare il vaccino Sputnik».

È la dimostrazione che la delegazione proveniente da Mosca ha potuto utilizzare le informazioni, ma anche reperti genetici, visionare dati riservati relativi ai pazienti e all’organizzazione delle strutture sanitarie. Mentre nei mesi successivi si stringono numerosi accordi commerciali, nell’aprile 2021 la Regione Lazio firma un patto «per la collaborazione scientifica tra l’Istituto Spallanzani di Roma e l’Istituto Gamaleya di Mosca per valutare la copertura delle varianti di Sars-CoV-2 anche del vaccino Sputnik V».

Nonostante Ema non abbia mai autorizzato lo Sputnik, tra le due strutture sanitarie ci sono stati numerosi scambi di dati «sensibili» relativi al Covid. La collaborazione è stata interrotta dallo Spallanzani qualche giorno fa, ma ad alimentare il sospetto che molto ci fosse da nascondere in quella missione è stata anche la lettera firmata da Igor Konashenkov, capo della comunicazione ufficiale di Mosca. La fine della missiva era diretta: «Chi scava la fossa, ci finisce dentro».

ABBONATI A DAZN ENTRO IL 21 MARZO AL PREZZO SPECIALE DI 14,99€ AL MESE ANZICHÉ 29,99€ AL MESE PER I PRIMI 3 MESI

PrecedenteLautaro Martinez positivo al Covid: salta l’Argentina
SuccessivoFormula Uno, boom di ascolti su Sky per il Gran Premio del Bahrain