L’economista Carlo Cottarelli, noto nell’ambiente calcistico per essere promotore del progetto di azionariato popolare dell’Inter, è intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport per parlare della mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali del Qatar e dell’impatto economico che questo “dramma” sportivo si porta dietro.
«È chiaro che ci saranno perdite di diversi milioni per la Federazione dovuti alla mancata partecipazione e alle sponsorizzazioni che necessariamente salteranno. Però abbiamo vinto l’Europeo otto mesi fa: come non bisognava esaltarsi troppo allora, non dobbiamo deprimerci troppo adesso. Il trionfo di Wembley resta nella storia e può essere comunque un buon traino a livello di immagine anche dopo questa batosta», ha esordito.
«Sinceramente non credo che gli sponsor nel lungo periodo saranno meno interessati al calcio italiano. Sono convinto che quest’ eliminazione non farà perdere alla Serie A il suo appeal, visto pure che è piena di giocatori stranieri», ha aggiunto ancora l’economista parlando dei potenziali risvolti negativi.
«Il calcio italiano – ha spiegato – è un settore che ha bisogno di un ripensamento strategico, a partire dagli stadi che sono piuttosto antiquati e che non consentono di guadagnare quanto questo sport e questo paese meriterebbero, non sono posti in cui le famiglie vanno molto volentieri. Poi non posso non parlare dell’azionariato popolare, che continuo a pensare sia una cosa buona: c’è evidenza che iniziative simili possano aiutare a stringere il legame tra tifosi e club aumentando quindi le entrate».
Infine, a proposito degli effetti di una Nazionale fuori dal Mondiale sull’indotto, Cottarelli ha detto: «Vediamo il lato positivo di questa vicenda: è vero che i tifosi non si raduneranno nelle piazze per la partita, ma è vero pure che questo Mondiale si farà a dicembre e quindi sarebbe stato comunque diverso da questo punto di vista…».
In chiusura, una battuta su Interspac: «È un progetto a lungo termine in cui crediamo e su cui continuiamo a lavorare internamente. L’estate prossima rifaremo il punto, probabilmente pubblicando anche la stima di quanto si potrebbe guadagnare grazie all’azionariato popolare».