«Il mondo del calcio deve ripensare alcuni paradigmi. Certi compensi a cui si era arrivati prima della pandemia erano drogati. Ora bisogna tornare a un equilibrio tra spese e incassi. Serve una gestione sostenibile del calcio, non solo in Italia ma a livello europeo».
Inizia così l’intervista, rilasciata a La Repubblica, da parte dell’amministratore delegato dell’Inter Alessandro Antonello: «Nella sostenibilità economico-finanziaria includo anche il nuovo stadio, che assicurerebbe maggiori incassi alle squadre e servizi migliori al pubblico, al quartiere e alla città. Per noi costruire un impianto a San Siro è di sicuro la prima scelta, ma se il dibattito pubblico che si sta avviando dovesse avere tempi troppo lunghi, o se il progetto già modificato ne uscisse stravolto, allora ci orienteremo su un piano B. Vogliamo un nuovo stadio e averlo è più importante rispetto a dove averlo».
Partendo dal bilancio nerazzurro, l’AD ha confermato che l’Inter metterà a referto una «perdita più che dimezzata, diciamo attorno ai 100 milioni. Certo che i costi, specie quelli per i compensi della rosa, sono poco comprimibili». Costi che il club sta cercando di tagliare e che prevedono un’attenzione particolare al bilancio anche nei prossimi tempi: «In questo momento è corretto garantire una sostenibilità economica e finanziaria al club e se questo significa una riduzione dei costi andremo avanti in questo senso».
Antonello parla poi del nuovo Fair Play Finanziario, che definisce come «un nuovo approccio di sostenibilità che si sostituisce appunto al tradizionale Financial Fair Play. Oltre alle regole più severe sui debiti scaduti verso altre squadre, e a quelle sull’equilibrio dei conti, ci sarà la “squad limit ratio”, che prevede che il costo della rosa, quello dell’allenatore e gli ammortamenti, non possano superare a regime il 70% del fatturato e delle eventuali plusvalenze da trasferimenti. È un parametro che entrerà in vigore nel 2025 dopo un periodo di transizione di tre anni in cui si partirà dal 90%. Del resto la UEFA ci ha detto che in Europa, in tutte le Leghe, il crollo dei ricavi della pandemia lo ha portato in media dal 65% al 93%».
Poi, a proposito del calcio post pandemia, Antonello spiega: «Oggi il problema è che la Lega di Serie A esprime all’estero un valore dei diritti televisivi ai minimi storici: siamo sotto i 200 milioni di euro, contro il miliardo quasi raggiunto dalla Premier League o dalla Liga spagnola. Dobbiamo muoverci subito, visto che la prossima tornata di diritti si aggiudica fra due anni».
Infine, il doloroso capitolo stadio e quello che preoccupa Inter e Milan: «Ancora una volta la lunghezza dei tempi rispetto a un progetto presentato tre anni fa. Il dibattito pubblico è lecito e corretto, ma come investitori dobbiamo avere la certezza dei tempi e questo dibattito può durare fino a dodici mesi. Dobbiamo tenerci anche un piano alternativo nel caso le cose non vadano come previsto».
Sulla possibilità che quella di un addio a San Siro sia solo una “minaccia”, Antonello aggiunge: «Inter e Milan, due club prestigiosi che hanno dato anche tanto lustro alla città, hanno presentato un progetto al Comune per poter costruire un nuovo stadio. Se il progetto non piaceva si sarebbero dovuti trovare altri proponenti. Non è un regalo ai club, ma un investimento che guarda agli interessi di chi lo fa e anche a quelli della città per rinnovare un distretto importante. E le aree, dopo 90 anni, torneranno al Comune».
Infine, una battuta dell’AD nerazzurro sull’ipotesi Sesto: «San Siro lo hanno fatto le squadre e il successo delle squadre. Se i club vincono possono dare lustro anche a un impianto altrove. E poi i tifosi si affezionano in fretta a uno stadio che può dare emozioni, ma anche tanti servizi. Vorrei che quelli che oggi dicono che non bisogna cambiare nulla provassero a vedere la partita dal terzo anello del Meazza. Forse cambierebbero idea».