Secondo le componenti tecniche del calcio italiano l’ideale sarebbe introdurre l’obbligo di schierare un numero minimo di calciatori italiani in ogni squadra di Serie A, per invertire la tendenza che vede una progressiva diminuzione di calciatori del nostro Paese schierati nelle partite del massimo campionato di calcio.
Un’idea – che nasce a seguito della mancata partecipazione dell’Italia ai Mondiali in Qatar – che appare chiaramente irrealizzabile, poiché i club si opporrebbero con forza facendo leva anche sul principio della libera circolazione dei lavoratori internamente all’Unione europea. Quello che farà la Serie A sarà mettere sul tavolo delle proposte a sostegno della Nazionale, nell’assemblea di Lega del prossimo 5 aprile.
Il primo rimedio che potrebbe essere proposto – scrive Tuttosport nella sua edizione odierna – sarebbe quello di spingere tutte le società ad allestire le “seconde squadre” introdotte nel 2018. Solo la Juventus ha deciso di lanciare la formazione Under 23, altri club potrebbero decidere di seguirla, anche se da parte sua la FIGC non imporrà nulla ai club.
Si potrebbe discutere, inoltre, anche del tema Decreto Crescita. Il provvedimento dal 2019 riduce il lordo sugli ingaggi di chi arriva in Italia dopo due anni all’estero. Una misura che, a parità di valore, invoglia i club ad acquistare fuori dai confini nazionali. In questo caso la correzione può arrivare solo dalla politica ed è affidata all’emendamento del senatore Pd Tommaso Nannicini che lo riproporrà nel Decreto su energia e lavoro.
E’ stata trovata un’intesa per mantenere lo sconto fiscale solo sugli ingaggi a partire da 1,5 milioni lordi nel calcio. In questo modo la cifra servirà come “sbarramento” per avere un vantaggio sul portare in Italia campioni che possano aumentare il livello tecnico del campionato, le presenze negli stadi o le vendite del merchandising, senza che il provvedimento impatti – per esempio – sulle squadre della Primavera.