Auditel adegua i suoi sistemi di rilevazione degli ascolti, lanciando la Total Audience che consente di monitorare, attraverso tecnologie innovative, non solo l’utenza televisiva tradizionale, ma anche tutti i device connessi. Una novità che potrebbe avere impatto anche sulla Serie A.
Come noto infatti dalla stagione 2021/2022 DAZN si è aggiudicata i diritti tv di tutto il campionato di Serie A, in particolare sette partite per turno in esclusiva e tre in co-esclusiva con Sky. Questa novità ha completamente stravolto la rilevazione dei dati sugli ascolti. La piattaforma di streaming britannica ha sempre fatto riferimento ai dati analizzati da Nielsen, società americana di informazioni, dati e misurazione del mercato.
L’Agcom, a inizio febbraio, aveva sottolineato come fosse eccessiva la variazione nei dati di ascolti resi noti da Dazn per le gare di Serie A. «Una prima analisi dei dati globali relativi alle rilevazioni Auditel e DAZN/Nielsen mostra che l’audience complessiva misurata da DAZN/Nielsen è nettamente superiore a quella misurata da Auditel. Infatti, la variazione percentuale complessiva dell’audience tra le due rilevazioni è pari a oltre il 50% per il girone di andata del campionato di calcio di serie A». La decisione è stata così quella di utilizzare per la stagione 2021/22 il calcolo fornito dall’Auditel (che riguarda solo gli spettatori collegati alla partita dalla tv e non chi si collega in streaming), con un impatto rilevante anche sul tema diritti tv: una parte infatti dei diritti tv del campionato viene distribuita ai club in base agli ascolti “certificati da Auditel” e non avere tutti i dati a disposizione incide così sulla classifica.
L’Auditel nel frattempo ha iniziato a lavorare su un nuovo sistema che potesse comprendere anche i device collegati via internet, arrivando così al sistema della Total Audience svelato oggi. L’annuncio è arrivato, nel corso della presentazione della relazione annuale in Senato, dal presidente dell’Auditel Andrea Imperiali, che ha evidenziato come ormai ai 45 milioni di apparecchi televisivi presenti nelle case degli italiani si aggiungono circa 75 milioni di nuovi schermi connessi. Un quadro che richiede un cambio di rotta. «Non ci sono dubbi: la tv in streaming è il palcoscenico globale della sfida in atto fra i giganti statunitensi, che muovono tutti alla conquista dell’Europa e dell’Asia». La classifica mondiale dei media per fatturato certifica che 9 delle prime 13 società sono statunitensi, 3 sono cinesi e una è giapponese. Bisogna scendere fino al diciannovesimo posto per trovare il primo gruppo audiovisivo europeo, che è Bertelsmann.
«In risposta alla crescita tumultuosa dei giganti dello streaming anche in Europa si comincia ad assistere ai primi fenomeni di consolidamento cross-country fra i campioni nazionali della tv commerciale», ha comunque rilevato Imperiali, citando le recenti operazione che hanno riguardato proprio Bertelsmann e Media For Europe. «La fruizione dei contenuti – ha spiegato ancora – da familiare è diventata individuale, da indoor è diventata in mobilità, da lineare a on demand, grazie a circa 60 diverse tipologie di device attraverso i quali si può accedere a contenuti audiovisivi».
Total Audience combina il sistema campionario, capace, grazie al SuperPanel, di misurare con precisione i consumi fruiti attraverso tutti i televisori e il sistema censuario, in grado di rilevare con granularità l’ascolto di ogni device, attraverso l’utilizzo di software specifici.
Insieme alla Total Audience, sul versante pubblicitario, arriva anche il Codice univoco degli spot video, una sorta di targa che consente di tracciare ogni singolo filmato pubblicitario fruito su tutte le piattaforme e su tutti i device. Viene anche riorganizzata la rilevazione degli ascolti non riconosciuti, come quelli generati da soggetti che non hanno richiesto di essere misurati da Auditel o derivanti da utilizzi diversi dello schermo televisivo, come ad esempio, il gaming o la fruizione di canali radiofonici.
Le novità si muovono nel solco delle linee tracciate dall’Agcom, che auspica una razionalizzazione dei sistemi di rilevazione. Le grandi piattaforme online e i servizi OTT – ha spiegato il presidente dell’Autorità Giacomo Lasorella – «sono stati sino ad ora, in linea di massima, poco propensi ad aderire a misurazioni di natura censuaria effettuate da soggetti terzi e il fatto che i nuovi operatori effettuino rilevazioni del traffico sviluppato in maniera autonoma incrementa il rischio di introdurre sul mercato dati derivanti da metriche e convenzioni diversi tra loro. L’auspicio – ha affermato – è quello di poter disporre di un dato complessivo certificato di total audience che consenta di misurare in maniera univoca la fruizione dei contenuti».