La cessione del Chelsea si avvicina. Mancano solo gli ultimi dettagli per l’acquisto del club londinese da parte del consorzio statunitense guidato dall’uomo d’affari Todd Boehly. Nell’attesa dell’ufficializzazione, che dovrebbe arrivare nel giro massimo di una settimana, emergono alcuni dettagli del contratto che verrà sottoscritto, contenente anche gli impegni che la nuova proprietà ha deciso di assumere.
Tra questi, i media inglesi hanno dato grande risalto alla cosiddetta clausola anti-Glazer, la famiglia statunitense proprietaria del Manchester United. Contrariamente a quanto accaduto negli anni con la gestione dei Red Devils da parte della famiglia americana, i nuovi proprietari del Chelsea si sono impegnati a non distribuire dividendi né cedere quote azionarie o ricoprire ruoli operativi retribuiti per i primi dieci anni della loro gestione.
Tra gli impegni presi dalla nuova proprietà, viceversa, c’è anche la promessa di un investimento di almeno 1,2 miliardi di euro per migliorare lo stadio – lo storico Stamford Bridge, che ha una capienza da oltre 41mila posti e potrebbe essere ampliato –, il settore giovanile e la squadra femminile. Un modo per dimostrare la serietà del nuovo progetto, chiamato al difficile compito di non far rimpiangere la gestione Abramovich, soprattutto in termini di risultati sportivi.
A proposito del magnate russo, sono state prontamente smentite le indiscrezioni, circolate nei giorni scorsi, secondo cui Abramovich avrebbe preteso il pagamento del credito personale, pari a 1,9 miliari di euro, che vanta nei confronti del Chelsea. Nella nota si legge che «il sig. Abramovich non ha chiesto che gli venga rimborsato alcun prestito – queste voci sono del tutto false – così come le voci secondo cui il sig. Abramovich ha aumentato il prezzo del club all’ultimo minuto».
Fonti vicine all’oligarca russo non solo hanno smentito la notizia, ma hanno anche confermato l’intenzione dell’ormai ex proprietario, sottoposto a dure sanzioni nel Regno Unito dove tutti i suoi sono stati congelati, di destinare l’intera somma derivante dall’operazione ad un’organizzazione benefica che si occupa delle vittime del conflitto tra Russia e Ucraina.