Promozione cercasi. Questa sera i riflettori saranno puntati sulla cadetteria, perché tra Italia e Inghilterra andrà in scena una doppia sfida che vale l’accesso alle massime categorie calcistiche dei due Paesi. Per quanto riguarda la Serie B si giocherà la finale di ritorno dei playoff in cui si affronteranno Pisa e Monza, con i biancorossi che partono da una posizione di vantaggio vista la vittoria nel match d’andata per 2-1. Fischio d’inizio all’Anconetani di Pisa fissato per le 20.30.
Passando in Inghilterra, alle 17.30 nella splendida cornice di Wembley si disputerà invece la finale dei playoff della Championship per decretare quale sarà la ventesima squadra che prenderà parte alla prossima edizione della Premier League. L’ultimo slot disponibile per il massimo campionato inglese, dopo le promozioni di Fulham e Bournemouth, se lo contenderanno Huddersfierld Town e Nottingham Forest.
Ma quanto vale essere promossi in Premier League? E quali sono le differenze con chi ottiene l’accesso alla Serie A? Per quanto riguarda il campionato inglese, per avere una stima dei ricavi abbiamo ipotizzato il peggior scenario possibile per Huddersfierld Town o Nottingham Forest, ovvero un’eventuale retrocessione dopo un solo anno nell’olimpo della Premier League.
La differenza fondamentale nel passaggio da una categoria all’altra risiede nei ricavi da diritti televisivi. I club inglesi promossi dalla Championship possono infatti beneficiare degli introiti da diritti tv del massimo campionato inglese, con un salto che va dagli 8 milioni di sterline (9,4 milioni di euro) incassati nella seconda serie a un minimo di 100 milioni di sterline della Premier (117,6 milioni di euro). Quindi chi viene promosso incassa un minimo di circa 92 milioni di sterline (108,2 milioni di euro) in più rispetto alla stagione in Championship.
Ai diritti tv si va poi ad aggiungere l’eventuale “paracadute”, ovvero il contributo di solidarietà in caso di retrocessione per i club che terminano la stagione negli ultimi tre posti della classifica. Per i club che scendono dalla Premier alla Championship, se a retrocedere è una squadra con alle spalle un solo anno nel massimo campionato, è previsto un contributo biennale:
- 42,6 milioni di sterline (poco più di 50 milioni di euro) al primo anno, il 55% della quota di diritti tv divisa in parti uguali tra i 20 club;
- 34,9 milioni di sterline (41 milioni di euro) al secondo anno, il 45% della quota di diritti tv divisa in parti uguali tra i 20 club.
In totale, parliamo di ulteriori 77,5 milioni di sterline (91 milioni di euro) nelle stagioni successive, frutto della promozione. Tra diritti tv e paracadute, dunque, l’accesso alla Premier League per Huddersfield e Nottingham Forest vale un minimo di 169,5 milioni di sterline (199,2 milioni di euro). La cifra è chiaramente destinata a salire nelle stagioni successive nel caso in cui un club riuscisse a mantenere la categoria.
Per quanto riguarda invece la Serie B – in questo caso con riferimento a Pisa e Monza – mantenendo l’ipotesi di una retrocessione dopo un solo anno nel massimo campionato, chi sarà promosso in Serie A riceverà per la stagione 2022/23 proventi da diritti tv pari ad un minimo di 24 milioni di euro, circa 16 milioni in più rispetto a quanto si percepisce dai diritti televisivi per la Serie B (le stime parlano di 8 milioni a stagione).
Nel caso in cui la neopromossa si piazzasse negli ultimi tre posti, retrocedendo quindi nuovamente in cadetteria, la società avrà diritto al “paracadute” per un valore minimo di 10 milioni di euro (la cifra cambia in base al numero di campionati di Serie A disputati negli ultimi cinque anni, nessuno nel caso di Pisa e Monza).
La promozione in Serie A porta perciò ricavi minimi aggiuntivi stimati in 26 milioni di euro, senza considerare chiaramente le cifre legate a ricavi da stadio o sponsor. Essere promossi dalla Championship alla Premier League vale perciò 177,3 milioni di euro in più per i club inglesi rispetto alla promozione per un club di Serie B in Serie A.
Un risultato che dipende chiaramente dal valore dei diritti televisivi, che per quanto riguarda la Serie A valgono poco più di un quarto – considerando il ciclo triennale di vendita, tra nazionali e internazionali – rispetto a quelli del massimo campionato inglese.