Dibattito pubblico San Siro
Il progetto di Populous per il nuovo San Siro

Tra gli appuntamenti degli ultimi tempi in vista della firma sul contratto preliminare per l’acquisto del Milan, il fondatore di RedBird Gerry Cardinale ha avuto modo di visitare in prima persona, all’inizio della scorsa settimana, l’area di Sesto San Giovanni che è stata individuata come piano B dei rossoneri e dell’Inter per la costruzione di un nuovo stadio.

A parlarne è Roberto Di Stefano, sindaco di Sesto San Giovanni, intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: «Qui, nel caso, saremmo pronti fin da subito. L’area è privata e il suo proprietario è d’accordo sulla cessione, l’amministrazione comunale è concorde. In altre parole: mancherebbero solo il via libera dei club», ha esordito.

Qui «non ci sono criticità. Perché i costi sarebbero più contenuti. Perché nell’arco di 18 mesi potrebbe essere posata la prima pietra, mentre a San Siro non saprei. Sono aree già demolite e quasi del tutto bonificate. In altre parole, non c’è nulla da tirare giù, la superficie è già disponibile. Inoltre, trattandosi di un’area privata, non ci sarebbe bisogno di dibattito pubblico. Non trascurerei nemmeno le tempistiche: quando ci sono di mezzo i fondi, è un aspetto indispensabile in termini di capitalizzazione», ha aggiunto.

Parlando della visita di Cardinale, Di Stefano ha detto di aver fatto «comprendere come Sesto sia da considerarsi area metropolitana milanese, sulla quale si stanno rigenerando le aree dismesse più grandi d’Europa. Da qui con un quarto d’ora di metropolitana sei in Duomo o a Linate. Si tratterebbe di un riposizionamento nell’interesse dell’utenza e del servizio. Inoltre, la viabilità registrerebbe miglioramenti anche sulla base della realizzazione della nuova Città della Salute».

E sulle impressioni che ha avuto, il sindaco ha aggiunto: «La giudico una visita assolutamente positiva e ci riaggiorneremo in merito. Ha visionato l’area, assieme ai tecnici di MilanoSesto e del Milan. Ha voluto capire il potenziale dell’area, i servizi, che adesso stanno analizzando. Mi rendo conto che le variabili in gioco sono tante: noi siamo disponibili, ora la palla passi ai club che dovranno valutare tempi, costi e certezza degli investimenti. Io al posto loro avrei già deciso», ha concluso.

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