Gerry Cardinale, fondatore di RedBird Capital – la società che ha rilevato in queste settimane la maggioranza del Milan da Elliott – ha rilasciato un’intervista al Financial Times, nella quale ha parlato del suo primo approccio in rossonero, dell’opportunità stadio per il club e dell’incontro con Paolo Maldini, responsabile dell’area tecnica.
Partendo proprio dall’incontro con il dirigente rossonero, nonché storico ex capitano del Milan, Cardinale ha sottolineato con entusiasmo: «Per me era molto importante incontrarci. Alla fine abbiamo trascorso tre ore e mezza insieme… è stato fantastico», ha detto l’ex banker di Goldman Sachs.
Sulla struttura del dell’accordo con Elliott, che prevede la permanenza del fondo statunitense all’interno della società con una quota di minoranza, Cardinale ha spiegato: «Questo ci ha permesso di muoverci in un attimo, di concludere l’affare e di consentire loro di continuare a partecipare nel modo che preferiscono».
Per il fondatore di RedBird il Milan è un «gigante addormentato». E proprio tra le “manovre” del futuro per risvegliarlo RedBird punta forte sul nuovo stadio, oltre a stipulare un accordo dei diritti tv per tutta la Serie A e l’arruolamento di celebrità e marchi di moda per dare un tocco “glamour” al marchio Milan. «Un marchio di questa portata, come il Milan, dovrebbe avere un’infrastruttura che sia indicativa del suo livello e del suo potenziale globale».
«Abbiamo fatto molta esperienza con i progetti di stadi negli Stati Uniti. Milano e l’Italia meritano uno stadio di livello di livello mondiale che ospiti il meglio dello sport e dell’intrattenimento su scala globale», ha aggiunto ancora sull’impianto che in futuro ospiterà le gare dei rossoneri.
Cardinale sembra non temere le ricchezze accumulate dalla Premier League. Secondo Deloitte, nella stagione 2020/21 i primi 20 club inglesi genereranno ricavi per 5,1 miliardi di euro, circa 3 miliardi in più rispetto alla Serie A. Solo un decennio fa, il divario era di circa 1 miliardo. «Con la Serie A c’è un’enorme opportunità a livello macro. Non dovrebbe esserci questo tipo di differenziale di ricavi per i diritti tv tra la Serie A e la Premier League inglese», ha concluso.