Football Affairs e la finale vinta dal Qatar

Il progetto Superlega non è morto, ma soprattutto non sono morte le istanze che erano state portate avanti in quell’occasione. In particolare, il grido di allarme sulle condizioni del calcio europeo, in difficoltà dal punto di vista economico-finanziario senza riforme sostanziali. Dopo il duro colpo del Covid, oggi però il clima è nuovamente tornato al tutti contro tutti, tra Mbappé, FPF e altri temi di scontro, mentre l’UEFA pensa a come aumentare le proprie entrate con la creazione di nuovi tornei (sulle spalle dei giocatori che vedranno aumentare il numero di partite stagionali ulteriormente). Ma è il calcio della zona UE, in particolare, a rischiare grosso nel medio-lungo termine.

La Premier League, infatti, continua a volare, economicamente e sportivamente. Ma il pericolo è che la Unione Europea veda perdere di valore uno dei propri proditti principali come il calcio, che crea un valore aggiunto di 47-50 miliardi di euro per la stessa UE, di cui il 20% circa generato direttamente da club e federazioni nazionali. Il dominio inglese, però, non sembra fermarsi tanto che già oggi, in alcuni Paesi di medie dimensioni (come Croazia e Svezia), i diritti della Premier valgono già più di quelli del campionato nazionale.

La centralità del calcio UE è così messa a rischio dalla Premier League, nonostante in Inghilterra il mercato sia otto volte inferiore di quello della UE in termini di popolazione e 7 volte più povero in termini di PIL. E la tendenza sembra pure peggiorare, generando un circolo virtuoso per gli inglesi (più ricchi, più capaci di attirare campioni, più vincenti e più seguiti nel mondo) che metterebbe a dura prova la sostenibilità a lungo termine del calcio UE. La strada per uscire dall’empasse? L’opzione può essere il progetto approfondito di un campionato della zona UE.

Su questo tema si dipana il ragionamento alla base del Football Affairs di questa settimana, come sempre a cura del Direttore Luciano Mondellini.

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