Serie A programmazione Tv
(Photo by Enrico Locci/Getty Images)

Dal 2019, con la promulgazione della legge conosciuta come “decreto dignità” non è più possibile utilizzare casinò online e siti di scommesse come sponsor ufficiali delle squadre di Serie A.

In un ambiente nel quale lo sponsor sulla divisa ha sempre avuto grande peso, questo è una questione di grande rilevanza. La serie A, la serie B e tutte le leghe calcistiche professionistiche Italiane non vivono un buon momento. Strutture datate, poca programmazione, generale mancanza di giovani giocatori di talento “made in Italy”, fanno arrancare il sistema-calcio del bel Paese rispetto alle più forti concorrenti Europee, e in particolare rispetto alla, praticamente irraggiungibile, Premier League.

Anche a causa di queste carenze strutturali, combinate con le stringenti regole del fair play finanziario implementate da ormai molti anni dalla UEFA, le squadre Italiane hanno fatto sempre grande affidamento sull’indotto economico portato dagli sponsor, non ultimo quello portato da sponsor come siti di Betting o Casinò Online. Addirittura, l’intera serie B ha, per anni, avuto agenzie di scommesse come title sponsor (ad esempio, Bwin). Questo perché a bilancio, gli introiti derivanti dagli accordi di sponsorizzazione pesano molto e hanno una incidenza che permette di reinvestire senza necessità particolari.

Il decreto dignità ha iniziato ad avere valore pratico e risvolti effettivi nello stesso periodo in cui il COVID-19 ha messo in fortissima crisi l’intero sistema calcio, fermando il mondo a causa dei rischi connessi che ben conosciamo. In una sorta di cane che si morde la coda, i ricavi sono diminuiti sia per l’impossibilità di utilizzare sponsorizzazioni di questo genere, sia a causa della scomparsa di altre forme di indotto solitamente disponibili ai club calcistici, come la vendita dei biglietti per le partite.

Inoltre, in Italia, molte squadre hanno fatto largo uso di questo genere di aziende come sponsor principali, ma anche accessori sulle loro maglie. Ci riferiamo anche a squadre, fra le più importanti, come il Milan, che ha avuto una lunga partnership con Bwin, o ad altre squadre storicamente rilevanti come Genoa o Palermo. La diminuzione dell’indotto derivante dalle partnership pubblicitarie ha contribuito a rendere la Serie A e in generale il calcio Italiano ancora maggiormente dipendenti dai ricavi collegati ai diritti televisivi, per i quali è in corso un dibattito piuttosto aspro sotto più punti di vista.

In questo contesto molto complesso e variegato ci si domanda se l’obiettivo del decreto dignità possa ad oggi dirsi raggiunto. Se si considera che le aziende colpite, impossibilitate nello sponsorizzare le squadre professionistiche, possono offrire un servizio sicuro e di qualità.
Senza tralasciare soprattutto come si sarebbe potuto ottenere l’effetto di scoraggiare i giocatori più accaniti, e i più giovani, investendo sulla prevenzione e sull’educazione al gioco responsabile, magari a spese delle aziende stesse.
Al contrario, in questa maniera, il sistema calcio arranca in maniera abbastanza evidente, anche a causa della mancanza di questo genere di indotto, avendo creato uno scompenso economico abbastanza improvviso, perché come accennato, fino al 2019 il genere di sponsorizzazioni vietate dal decreto dignità era non solo legale ma anche diffuso.

In generale il rapporto fra calcio e denaro è sempre stato molto complesso, ma ormai da molti anni è un rapporto il cui peso non si può assolutamente ignorare. Sicuramente le sponsorizzazioni hanno avuto un ruolo preponderante all’interno di questo rapporto, tenendo conto che da ormai una quarantina d’anni è assolutamente normale vedere uno sponsor sulle divise professionistiche. Ma è anche assolutamente normale collegare una certa squadra calcistica ad un certo sponsor, o addirittura a un certo giocatore. Esistono molti esempi, come gli sponsor Misura e Mediolanum per le grandi Inter e Milan degli anni 80′ e 90′, come la Buitoni per il Napoli del primo scudetto, o infine come Ariston per la grande Juventus di Alex del Piero. Una giusta combinazione fra lo sponsor e i colori societari, ha contribuito a creare maglie indimenticabili.

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