Claudio Lotito e Gabriele Gravina (Photo by Marco Rosi/Getty Images)

Lo scontro tra la Lega Serie A e la FIGC si è aggiunto oggi di un nuovo capitolo, con il 2-0 firmato dal Tar nella lotta sul tema dell’indice di liquidità. Dopo il Collegio di Garanzia, infatti, anche il Tribunale Amministrativo laziale ha di fatto dato ragione alla Lega Serie A, respingendo il ricorso della Federcalcio e confermando così la decisione del Collegio di Garanzia, che aveva “annullato i provvedimenti impugnati nella parte in cui si prevede che la verifica del possesso del requisito dell’indice di liquidità sia fissata in un termine antecedente alla chiusura dell’esercizio in corso”. In sostanza, quindi, non è stata annullata la decisione di imporre l’indice di liquidità a 0,5 per l’iscrizione ai campionati, ma la decisione di calcolare l’indice al 31 marzo scorso. Ora la palla torna così alla FIGC, che dovrà valutare le prossime mosse, anche se, considerando che ora tutti i club di Serie A rispettano il valore minimo dell’indice, è probabile che non venga più ritenuto necessario per potersi iscrivere al prossimo campionato.

Si tratta, dicevamo, dell’ultimo capitolo di una battaglia tra FIGC e Serie A che ormai prosegue da anni. E che sempre più negli ultimi mesi è sembrata diventare una guerra ad personam tra il presidente federale Gabriele Gravina e Claudio Lotito, tornato a riacquistare il potere che sembrava aver perso in via Rosellini.

Lo scontro Lotito-Gravina esplode nel 2018

L’apice del potere lotitiano nel mondo calcistico era stato toccato infatti sotto la presidenza federale da parte di Carlo Tavecchio, con la presenza nel 2014 addirittura alle gare della nazionale con tanto di giaccone marchiato FIGC. “Ce lo ritrovavamo dappertutto”, aveva ammesso un calciatore azzurro. Dopo il flop ai Mondiali 2018 e le dimissioni di Tavecchio, Lotito aveva considerato di candidarsi a presidente federale, scegliendo tuttavia poi di appoggiare Cosimo Sibilia nella sfida con Gabriele Gravina: a vincere, però, fu quest’ultimo, che già prima di entrare in carica aveva lanciato frecciatine a Lotito. “Abbiamo visioni completamente differenti: io scelgo sempre l’interesse generale”, le parole di Gravina in un’intervista dell’ottobre 2018.

Rapporti già non idilliaci, quindi, e situazioni complesse fin da subito: non solo la candidabilità o meno di Lotito nel Consiglio Federale, ma anche le riforme sulla giustizia sportiva. Nel fratempo il patron della Lazio, insieme ad Enrico Preziosi (al tempo proprietario del Genoa), “ottiene” le dimissioni di Gaetano Miccichè da presidente della Lega Serie A, riuscendo a far eleggere come successore Paolo Dal Pino, mossa di cui lo stesso Lotito si è in seguito vantato. “Paolo Dal Pino l’ho portato io in Lega Serie A, l’ho proposto io come presidente”.

Dal caso tamponi alla Salernitana

Ma è con l’arrivo della pandemia Covid che la situazione tra Gravina e Lotito degenera. Non solo per gli scontri sulla ripresa del campionato post-lockdown, quando si alternano le opzioni playoff o classifica con l’algoritmo che avrebbe penalizzato la Lazio (al momento nei primi posti in classifica). Ma soprattutto nel corso del 2021 la FIGC apre lo scontro su due casi che riguardano Lotito: prima il caso tamponi legato al club biancoceleste, poi la situazione della Salernitana, promossa in Serie A.

Al centro della vicenda sul caso tamponi la mancata comunicazione delle positività dei giocatori alla ASL, oltre all’aver schierato un giocatore risultato positivo (Ciro Immobile) senza che esso avesse rispettato i 10 giorni di quarantena. Un caso legale che diventa politico, perché in caso di inibizione superiore ai 10 mesi, infatti, Lotito sarebbe stato obbligato a lasciare il Consiglio federale. L’iniziale sentenza parla di inibizione di 12 mesi per il patron biancoceleste: il 30 settembre, mentre si attende la sentenza definitiva dopo i vari ricorsi, la FIGC esclude Lotito dalla riunione del Consiglio federale. “Siamo a un livello kafkiano. Gravina cosa mi ha detto? Mi ha detto che non potevo partecipare perché sono ancora ‘squalificato’”. Nei giorni successivi, invia una lettera di diffida a Gravina, chiedendo l’immediato reintegro nel Consiglio FIGC, invitando “alla presa d’atto della decisione del collegio di garanzia presso il Coni” che cassa le sanzioni irrogate nei suoi confronti dalla corte federale di appello. “Questa vale – aggiunge – quale formale costituzione in mora per tutti danni”. A stretto giro, arriva la pronta replica della FIGC: “Basta mistificazioni, la colpevolezza di Lotito è stata accertata”. Tuttavia, la sentenza definitiva arriva a metà ottobre, quando la Corte Federale d’Appello sanziona Lotito con 2 mesi di inibizione, permettendogli quindi di reintrare nel Consiglio FIGC.

Nel frattempo, era scoppiato anche il caso Salernitana. Lotito aveva acquistato il club campano nel 2011 in Serie D, sfruttando una delega alle multiproprietà nel momento in cui la squadra è salita in Lega Pro. Il problema vero si è posto però solo nell’estate 2021, quando la Salernitana ha centrato la promozione in Serie A: il tentativo di aggirare l’obbligo di cessione del club con un trust non ha avuto effetto, con uno scontro duro con la FIGC anche in questo caso. La soluzione è arrivata in extremis, con il passaggio del club campano nelle mani di Danilo Iervolino.

Anche diritti tv e fondi al centro dello scontro

Ma posizioni opposte tra Gravina e Lotito erano state anche quelle su due battaglie importanti in Lega Serie A, dove col tempo tra l’altro Dal Pino si era smarcato da Lotito affiancandosi maggiormente alle posizioni del presidente federale. In particolare, sul tavolo della contesta c’era sia l’operazione con i fondi di investimenti (Gravina favorevole, Lotito contrario) sia la cessione dei diritti tv per il triennio 2021/24 (con il presidente federale che si dice fosse maggiormente favorevole a Sky e Lotito più vicino a DAZN). Posizioni inconciliabili su ogni tema, di fatto, che hanno portato lo scontro a degradare anche dal punto di vista personale.

“La Serie A non sono solo due o tre soggetti. Ci sono resistenze da parte di vecchi protagonisti del calcio che non hanno fatto il bene del movimento e non possono oggi essere un riferimento governativo”, una delle diverse frecciate via-stampa del presidente federale verso Lotito. Che intanto, dopo l’addio di Dal Pino come presidente di Lega, è riuscito a far eleggere Lorenzo Casini come numero uno della Serie A, oltre che Gaetano Blandini (attuale dg della Siae) come consigliere indipendente, entrambi portati in via Rosellini dal patron della Lazio. Fino agli ultimi temi di scontro, tra la “fuga” dei biancocelesti Zaccagni e Lazzari dal ritiro della nazionale (“Chi lascia la Nazionale si assume la responsabilità”, l’attacco di Gravina) e soprattutto l’indice di liquidità. Un nuovo successo di Lotito, di fatto, che si dice possa non fermarsi qui, rilanciando ulteriormente la battaglia contro la FIGC.

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Classe 1990, giornalista.