“Sento di non esser parte del progetto della proprieà. Non ci sono i presupposti per migliorare quello che abbiamo fatto lo scorso anno”: questa l’accusa lanciata in una conferenza stampa dall’ormai ex allenatore del Palermo, Silvio Baldini, all’indomani delle sue dimissioni arrivate insieme a quelle del ds Renzo Castagnini dopo aver trascinato il club siciliano alla promozione in Serie B. Una prima grana per il City Football Group, da poco proprietario del Palermo, a poche settimane dal via del campionato.

“Lo scorso anno abbiamo vinto i playoff perché eravamo il gruppo piuù forte, ma ora il gruppo non c’è più”, ha sottolineato il tecnico toscano, “io volevo portare la squadra in Serie A. Nel mio cuore regna la tristezza perché io voglio stare sempre in questa città. Mi sono tolto un peso, perché volevo portare il Palermo in Serie A e mi sarei sentito un fallito in caso di mancata promozione. A questo punto dovevamo aspettare di prendere calci nel culo per avere soldi in banca? Nel mio cuore regna la tristezza, io continuerò ad abitare qua, morirò qua. Nella mia testa mi sento sereno, mi sono tolto un peso di portare in A il Palermo perché se io non avessi lottato per farlo mi sarei sentito un fallito. Questa è la migliore soluzione per il Palermo”.

Il direttore sportivo, Giovanni Gardini, e il presidente Dario Mirri “hanno provato in tutti i modi a farci desistere”, ha sottolineato Baldini, “ho detto al presidente che se lui fosse stato il presidente vero mi avrebbe fatto un altro anno di contratto. Lui mi ha detto di sì. Se loro non lo fanno come faccio a sentirmi al centro del progetto?”

“Non posso prendere in giro la città, a me non interessa avere Messi ma ricreare l’entusiasmo”, ha insistito l’ex tecnico dell’Empoli, “io sono un allenatore che vive di emozioni che trasmetto ai giocatori.  Il mercato non c’entra nulla. Il presidente per me è eccezionale, mi ha chiamato solo due volte, quando abbiamo perso, dandomi ancora più fiducia. I giocatori nei miei confronti avranno sempre affetto. Io per questa squadra non sono un allenatore, sono l’allenatore. Io metto davanti prima l’uomo e poi il giocatore. Pisa è stata la cartina di tornasole”, ha aggiunto riferendosi alla pesante sconfitta per 5-1 in amichevole di una settimana fa, “La Santuzza mi ha detto di aprire gli occhi”.

“C’erano dei giocatori che pensavano di prendere un ingaggio migliore salendo in B e non l’hanno preso, altri che hanno aspettato 10 giorni per prendere lo stesso ingaggio della C, tutta una serie di collaboratori miei non sono felici”, ha spiegato Baldini. “Attorno a me girava il malumore. È venuto un fisioterapista (Federico Genovesi, ndr), che ha aggiunto 2 fisioterapisti ai 3 massaggiatori che abbiamo, più un professore per la riabilitazione, interpellando Petrucci. Se io a Guardiola mando un fisioterapista e un preparatore senza interpellarlo, sta zitto?”, si è chiesto il tecnico toscano.

“Sia io che Baldini non ci sentivamo al centro del progetto, ci abbiamo provato. Lo sapevamo da prima, è vero, ma abbiamo provato a fare un determinato tipo di lavoro ma non ci siamo riusciti”, ha confermato l’ex ds Castagnini. “Abbiamo perso il gruppo e la forza che ha portato lo scorso anno a raggiungere quel risultato, quando ci siamo accorti di questo abbiamo preso questa decisione. Il mercato lo abbiamo fatto in condivisione, non è questa la questione. Quando confermi un giocatore il filo è sottile, noi abbiamo lavorato su questo filo, su queste emozioni”.

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