Dopo una lunga trattativa, l’Inter ha chiuso l’operazione per la cessione di Andrea Pinamonti al Sassuolo: il club nerazzurro ha spuntato il prezzo voluto di 20 milioni (lo stesso che gli offriva la Salernitana, club rifiutato dal giocatore), ma non il diritto di recompra come inizialmente richiesto dalla dirigenza interista. L’operazione si è chiusa in prestito con obbligo di riscatto, fissato appunto a 20 milioni. Quale sarà, quindi, l’impatto a bilancio dell’operazione per il club nerazzurro?
Pinamonti era stato riacquistato dal Genoa nel settembre 2020 per 21,3 milioni di euro, firmando un contratto fino al 2024. Nella prima stagione, l’ammortamento era stato pari a 4,4 milioni considerando l’acquisto ufficializzato a settembre, con un valore netto così al 30 giugno 2021 pari a 16,9 milioni di euro. Nella annata 2021/22, in cui l’attaccante trentino era stato ceduto in prestito all’Empoli, l’ammortamento del cartellino del giocatore è stato pari a 5,6 milioni, con il valore netto al 30 giugno 2022 sceso a 11,2 milioni e considerando circa un mese e mezzo di ammortamento nell’esercizio 22/23, a metà agosto il valore è sceso a 10,5 milioni.
Per quanto riguarda l’impatto a bilancio, dipenderà dalle condizioni dell’operazione: se l’obbligo di riscatto scatterà senza condizioni, allora l’Inter dovrà iscrivere subito la plusvalenza, che sarebbe quindi pari a circa 9,5 milioni di euro. Lo stesso il club nerazzurro dovrà fare nel caso in cui l’obbligo di riscatto fosse legato a condizioni pressoché certe (ad esempio, il primo punto del Sassuolo in un determinato momento).
Diverso sarebbe il discorso invece nel caso in cui l’obbligo di riscatto fosse legato a condizioni non certe, come ad esempio la salvezza del Sassuolo, per cui comunque l’Inter dovrebbe aspettare almeno la fine del campionato. In questo caso, ll club nerazzurro registrerebbe la plusvalenza nel momento in cui scatterà l’obbligo di riscatto: al 30 giugno 2023, il valore di Pinamonti sarà pari a circa 5,6 milioni e da lì andra calcolata la plusvalenza.
Inoltre, va considerato anche il risparmio dello stipendio (pari a circa 2 milioni di euro netto, 3,7 milioni lordi), oltre alla quota di ammortamento, ma su quest’ultima dipenderà dalla data in cui l’Inter registrerà la plusvalenza.