Mbappè Macron PSG
(Foto: FRANCK FIFE/AFP via Getty Images)

«Ad essere onesto, dato che sono un ragazzo giovane, non ho mai avuto limiti alla mia ambizione. Perché dico sempre che non ci sono limiti». Esordisce così la stella del Paris Saint-Germain Kylian Mbappè, in un’intervista esclusiva realizzata dal New York Times e pubblicata nel giorno dell’esordio del talento francese con il suo club nella nuova edizione dellla UEFA Champions League.

Il calciatore ha toccato vari temi durante l’intervista con il NYT, che ha ripercorso le fasi della sua carriera, dall’esplosione con il Monaco alla consacrazione con il PSG, fino al rifiuto dell’offerta di andare a Madrid e il rinnovo con il club parigino. Ma non solo, tra i temi anche quello del razzismo e l’incapacità del calcio di sradicarlo: «Dobbiamo parlarne, dobbiamo farla finita. Sono pronto. Sono pronto ad aiutare».

Mbappè guarda già lontano, nonostante la sua carriera sia solo all’inizio. Il calciatore porta avanti diversi affari fuori dal campo, progetti a cui tiene molto: «Voglio essere più di questo. La gente può pensare che già sia abbastanza così, che debba concentrarmi solo sul calcio. Ma io credo di no. Credo che il mondo sia cambiato».

L’attenzione si sposta poi sull’estate appena passata, e sul contratto rinnovato con il PSG, che ha significato allo stesso tempo la rinuncia al Real Madrid. Una situazione che ha richiesto anche l’intervento del presidente francese Macron: «Non avrei mai immaginato che avrei parlato con il presidente del mio futuro, del futuro della mia carriera, quindi è pazzesco, davvero pazzesco. Mi ha detto: “Voglio che resti. Non voglio che tu vada adesso. Sei molto importante per il Paese”. Quando il presidente ti dice una cosa del genere, conta per forza».

Il talento francese parla anche del rapporto con i suoi genitori, con i quali discute delle decisioni più importanti: «Ci sediamo e parliamo di tutto». Quel che è certo – assicura – è che non ha mai chiesto di mettere bocca su questioni che non gli competono come condizione per il rinnovo. «Non è il mio lavoro. E non voglio farlo perché non sono bravo. Sono bravo in campo. E fuori dal campo non è il mio ruolo. Ci sono molte persone che sono migliori di me».

Il futuro è comunque ancora tutto da scrivere, e il Real resta sullo sfondo: «Non sai mai cosa accadrà. Real? Non ci sono mai stato, ma sembra che sia casa mia o qualcosa del genere». Un rimpianto comunque c’è: «L’unica cosa di cui mi pento un po’ è crescere come uomo così in fretta. È comunque la vita che ho sempre voluto avere. È una vita diversa. Ma come ho detto, sono felice».

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