Spunta già l’ombra dei ricorsi sul progetto per il nuovo stadio della Roma a Pietralata. Lo riporta l’edizione capitolina de La Repubblica, spiegando che i vecchi titolari dei terreni espropriati dal Campidoglio nel 2001 per tirare su il mai realizzato SDO (Sistema Direzionale Orientale), hanno ripreso ad agitarsi.
Ora che il club giallorosso ha svelato i propri piani per l’area, gli eredi dei proprietari degli appezzamenti tra la stazione Tiburtina e la fermata Quintiliani della metro B hanno iniziato a farsi sentire in tribunale. A comparire di fronte al Tar del Lazio sono stati i familiari del proprietario di nove differenti terreni nell’area di Pietralata per un totale di 7.042 metri quadrati.
Attraverso i legali gli eredi chiedono la «retrocessione totale del bene» espropriato al padre dall’amministrazione capitolina ormai più di 20 anni fa. Il ricorso è nato dalla mancata risposta del Comune a un’istanza inoltrata in Campidoglio a maggio 2012 e si è per ora concluso con una pronuncia di inammissibilità, anche se la «parte interessata» può «promuovere un’azione di accertamento con il rito ordinario».
Contattati da Repubblica, i legali di chi ritiene di doversi veder restituire i terreni espropriati non hanno scartato l’ipotesi. Il rischio di possibili ricorsi sulla questione degli espropri è stato del resto uno dei più discussi tra i tecnici del Campidoglio e quelli della Roma. Insomma, il club giallorosso era conscio di questo rischio.
La Roma aveva quindi chiesto un parere ai propri legali decidendo comunque di andare avanti. La soluzione amministrativa individuata per depotenziare al massimo ricorsi sarebbe la dichiarazione di pubblico interesse sulla futura casa dei tifosi romanisti. Una strada su cui anche il Comune ha chiesto lumi alla propria avvocatura.