L’amministratore delegato corporate dell’Inter Alessandro Antonello è intervenuto questo pomeriggio in diretta su Class Nbc, durante l’evento “Milano Parigi capitali 2022”. Il dirigente nerazzurro, in particolare, ha parlato nello spazio dedicato al calcio e al business, dove con altri ospiti si è discusso di tematiche diverse, dagli stadi ai diritti televisivi, con un confronto tra Italia e Francia.
«Il confronto tra Italia e Francia va anche analizzato, la Francia ha potuto beneficiare di un evento internazionale come un Europeo. Qualsiasi evento di questo tipo dà uno slancio agli investimenti sulle infrastrutture, l’Italia si sta candidando per EURO 2032 ma abbiamo necessità di investire sulle infrastrutture», ha esordito parlando del tema stadi.
«Oggi ci sono una dozzina di progetti in itinere, se portati a termine potranno dare un investimento pari a 1,9 mld, anche qui in Italia si sta lavorando in questa direzione anche perché l’età media degli stadi italiani è intorno ai 60/70 anni, è indispensabile un rinnovo delle infrastrutture. Inter e Milan hanno presentato da tre anni un masterplan, è stato rivisto dalla municipalità», ha ricordato a proposito del progetto per il nuovo San Siro.
Antonello ha spiegato che «abbiamo depositato nuovamente il nostro piano di fattibilità tecnico che ha recepito le indicazioni ricevute: riduzione delle volumetrie rispetto ai piani originali per dare seguito alle indicazioni. Stiamo facendo non solo il progetto stadio, ma anche un etnertainment district sportivo che sia un centro di attrazione polivalente di cui la città di Milano deve beneficiare. Un progetto eco-sostenibile con le tecnologie più avanzate».
«Il dato fondamentale è che in assenza di infrastrutture e nuovi stadi difficilmente il sistema calcio in Italia può competere a livello internazionale a certi standard. Uno stadio nuovo può generare ricavi addizionali che andrebbero reinvestiti nel rinforzare la rosa e competere ad alti livelli. A breve inizierà la fase tecnica del dibattito pubblico, poi sarà la Giunta Comunale ad esprimersi per poi procedere con la stesura del progetto esecutivo e infine iniziare lavori per il nuovo stadio», ha precisato.
Capitolo diritti tv, Antonello dice di non poter dare «la ricetta, c’è un team di lavoro che in Lega sta analizzando le strategie. Il confronto verso cui dobbiamo rivolgerci è la Liga spagnola, che ha fatto salti da gigante attraverso una struttura importante all’interno e un presidio dei territori puntiglioso, una governance molto forte e un appeal televisivo con grandi squadre che hanno fatto da traino. La lega deve assolutamente sviluppare i mercati internazionali per ridurre il gap».
E’ evidente come rispetto alla Premier ci sia un «gap enorme che rischia di creare una frattura con tutte le altre leghe europee. Va fatto un pensiero su come altre leghe europee possa contrastare il dominio della Premier. Secondo driver è lo sviluppo tecnologico, il prodotto Lega deve evolvere rispetto ai bisogni e desideri dei tifosi, che vanno messi al centro di ogni modello di business. La Lega da questo punto di vista ha iniziato con un business plan quinquennale per porre le basi per recuperare il gap».
«Un primo step di internazionalizzazione è stato fatto con l’ufficio a New York, verrà aperto un nuovo hub nel Middle-East, idea per nuovi uffici in Europa a Londra e nel mercato asiatico. Al di là del presidio territoriale, bisogna rivolgersi al prodotto: quello che si sta pensando è che qualora il prossimo bando possa non essere di successo, dovremo rivolgerci alla creazione e distribuzione del canale di Lega in un modello b2b o btc, ma quest’ultimo in una fase successiva», ha aggiunto a proposito del ciclo 2024-2027 dei diritti tv.
«È indispensabile, la Serie A ha ancora un brand attrattivo, gli investitori stranieri lo stanno dimostrando e dobbiamo ricreare un valore che la Serie A aveva a livello internazionale con un prodotto innovativo e un controllo della distribuzione. Va fatta una riflessione sulla qualità del prodotto ma tenendo al centro i tifosi, in una rivisitazione anche dei formati delle competizioni per evitare che il gap con la Premier League possa creare un divario che porti i giocatori a voler giocare solo in Inghilterra impoverendo le altre leghe», ha concluso Antonello.