Il Real Madrid, che nella stagione 2021/22 ha vinto sia la Liga spagnola sia la Champions League – quest’ultimo un trionfo dal sapore speciale per il presidente Florentino Perez dopo i veleni della Superlega – in settimana ha ottenuto un terzo risultato significativo della sua ultima trionfale stagione: ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2022 con un utile di 13 milioni.
Nei fatti i Blancos hanno chiuso il triennio del Covid non registrando mai perdite a bilancio, e nello stesso tempo non smettendo mai di vincere sia in campo nazionale sia in quello internazionale incrementando ulteriormente quello che è il più prestigioso palmares al mondo.
Viene così naturale la scelta di realizzare un paragone tra le finanze dei due grandi club spagnoli: da una parte il Real Madrid di cui sopra, dall’altra il Barcellona, che al contrario dei rivali non vince la Liga dal 2019 e la Champions League addirittura dal 2015. Ma soprattutto parliamo un club, quello blaugrana, che da qualche anno è sprofondato in una pesantissima situazione finanziaria che l’ha portato a registrare un rosso di oltre 580 milioni tra il 2019/20 e il 2020/21, oltre a far segnare un indebitamento monstre di 1,3 miliardi al 30 giugni 2021.
Tanto che il club si è visto costretto a lasciare andare via a zero Lionel Messi, perché non se lo poteva più permettere soprattutto per poter rispettare le norme del Fair Play Finanziario della Liga. E l’addio a zero ha portato anche al danno derivante dalla mancata potenziale plusvalenza monstre che i blaugrana avrebbero potuto registrare con una cessione del giocatore, visto che l’argentino è nei fatti un prodotto del vivaio catalano.
IL BARÇA HA IMPEGNATO IL PROPRIO FUTURO
Nonostante questo nell’ultima campagna acquisti – la seconda sotto il presidente Joan Laporta, tornato nel marzo 2021 sul massimo scranno blaugrana dopo i fasti dell’era Guardiola – ha messo a segno un mercato faraonico. In Catalogna sono arrivati tra gli altri il brasiliano Raphinha per 58 milioni di euro (cifra che potrebbe crescere con i bonus di altri 9 milioni), gli ex Chelsea Christensen e Marcos Alonso, l’ex Milan Kessie e il difensore Jules Koundé dal Siviglia. Il tutto senza dimenticare ovviamente quello che è stato probabilmente (insieme al passaggio di Haaland al Manchester City) il maggiore colpo dell’estate: ovvero l’ingaggio di Robert Lewandowski, giunto in blaugrana dal Bayern per 45 milioni e al quale è stato garantito uno stipendio di poco meno di 10 milioni.
Tutto questo senza che per l’Uefa vi siano stati problemi, considerando che mentre club tra cui Inter, Roma, Milan, Juventus e Psg, con gradi e livelli diversi, sono incorse nelle sanzioni per il FPF, i catalani abbiano evitato qualsiasi tipo di conseguenza così come, tra le altre, Chelsea e Manchester City.
Al di là di quello che pensano a Nyon resta il punto della sostenibilità aziendale di come abbia fatto il Barcellona, con un debito di 1,3 miliardi, a fare mercato sontuoso. E anche come il club abbia potuto il club, con il limite salariale che era stato fissato dalla Liga spagnola a -144 milioni di euro lo scorzo marzo, inseguire così tanti giocatori.
La risposta sinora è stata quella di utilizzare strumenti di finanza se non creativa quantomeno innovativa per il mondo del calcio (strumenti per altro che impegnano la società in maniera pesante per le prossime stagioni). Il Barça infatti per generare risorse, ha attinto ai gioielli di famiglia, facendosi scontare anche molte delle entrate future. La prima mossa per esempio è stata l’accordo di sponsorizzazione con Spotify, che ha aumentato i ricavi da stadio o commerciali.
E poi ha escogitato quelle che sono state chiamate, soprattutto in Spagna, “leve economiche”. In totale sono state quattro: la cessione prima del 10% e poi di un ulteriore 15% dei diritti tv della Liga dei prossimi 25 anni al fondo statunitense Sixth Street, la cessione del 24,5% di Barça Studios (un progetto audiovisivo a sé stante in cui sono incluse diverse strutture del business online del club, come Barça TV o social network) a Socios e la cessione di un ulteriore 24,5% di Barça Studios alla società Orpheus Media di Jaume Roures (co-fondatore di Mediapro).
Queste le cifre:
- la cessione del 10% a Sixth Street dei diritti tv per 205 milioni di euro;
- la cessione di un ulteriore 15% a Sixth Street dei diritti tv per 207,5 milioni di euro;
- la cesisone del 24,5% di Barça Studios a Socios per 100 milioni;
- la cessione di un ulteriore 24,5% di Barça Studios a Orpheus Media per 100 milioni.
In questo modo, così, i blaugrana hanno incassato oltre 612 milioni, ribaltando il -144 milioni di limite salariale fissato dalla Liga a marzo e facendolo diventare un +656 milioni, grazie anche alle diverse cessioni di alcuni giocatori fuori dal progetto (come Pjanic liberato a zero, Aubameyang al Chelsea e Dest finito al Milan), i catalani sono riusciti in extremis ad iscrivere tutti i nuovi colpi nelle liste per poterli utilizzare in campo in campionato. Non solo, l’operazione è servita in parte anche a chiudere il bilancio 2021/22 in utile dopo il rosso monstre della passata stagione.
Quel che è certo però è che il Barca per essere competitivo sul campo e non dichiarare bancarotta ha messo una seria ipoteca sui propri conti impegnando nei fatti il proprio futuro. Sarà sufficiente? La risposta la darà il tempo ma la scommessa è veramente elevata.
I RISULTATI DEL REAL LEGATI ANCHE A PRECISE SCELTE TECNICHE
Tutt’altra musica invece a Madrid, dove i Blancos non solo hanno continuato a mietere successi sia in Spagna che a livello internazionale ma, come si evidenziava, hanno passato l’intero periodo del Covid registrando bilanci sempre in utile. Un traguardo condiviso, tra i top club, con il solo Bayern Monaco, altro esempio di gestione ideale di un club a livello economico.
La società guidata da Florentino Perez ha infatti comunicato in settimana i dati relativi al bilancio 2021/22, che sarà approvato dal CdA del club il prossimo 2 ottobre. I ricavi hanno raggiunto la quota di 722 milioni di euro, un aumento di 69 milioni di euro (+10%) rispetto all’anno precedente, in quanto gli effetti economici derivanti dalla pandemia si sono progressivamente attenuati.
Nonostante la pandemia, il Real Madrid – così come nella scorsa stagione – ha chiuso in utile anche il 2021/22, per 13 milioni di euro. Con questo risultato il club è riuscito a mantenere l’utile nel triennio colpito dalla pandemia, dopo aver ottenuto risultati netti positivi sia nell’esercizio 2019/20 (313mila euro) sia nell’esercizio 2020/21 (874mila euro), affermandosi come uno dei pochi grandi club in Europa che non ha subito perdite in questi anni.
A seguito dei profitti registrati, il club ha quindi incrementato di anno in anno il valore del proprio patrimonio netto, raggiungendo al 30 giugno 2022 quota 546 milioni di euro. Il saldo di cassa al 30 giugno 2022, escluso il progetto di ristrutturazione dello stadio, è di 425 milioni di euro. Sul fronte debiti, l’indebitamento netto della società, escluso il progetto di ristrutturazione dello stadio, al 30 giugno 2022 era in positivo per 263 milioni di euro, in miglioramento di 309 milioni rispetto al valore negativo (-46 milioni) al 30 giugno 2021.
Inoltre il progetto di ristrutturazione dello stadio Santiago Bernabéu, nell’esercizio 2021/22 l’esecuzione dei lavori è stata portata avanti secondo il piano previsto, rendendola compatibile con lo svolgimento delle partite. L’importo dell’investimento contabilizzato nell’esercizio 2021/22 è stato di 259 milioni di euro, comprensivo degli oneri finanziari capitalizzati nel periodo di costruzione.
Passando al budget per la stagione 2022/23, il Real Madrid ha previsto una crescita dei ricavi a quota 769,6 milioni di euro, oltre a un utile prima delle imposte di 5 milioni di euro. Ma su questo minimo utile va tenuto presente che per tutto l’esercizio 2022/23, il club proseguirà i lavori per la ristrutturazione dello stadio e che quindi il Bernabeu non sarà pienamente operativo a livello di ricavi fino al completamento dei lavori stessi.
Insomma tutta una serie di risultati mirabili che sono legati anche a precise scelte tecniche. Se per esempio al Camp Nou si è assistito negli ultimi tempi a un andirivieni schizofrenico di giocatori e tecnici (lasciando stare il caos presidenziale precedente all’elezione di Laporta), al Bernabeu si sono fatte scelte mirate e lungimiranti: a parte la “mela marcia” Gareth Bale (che comunque è stato decisivo in più di un trionfo in Champions League) che ha lasciato la capitale spagnola a zero a scadenza di contratto, va tenuto presente come il Madrid abbia saputo fare cassa anche con giocatori sul viale del tramonto: Cristiano Ronaldo è stato venduto per 105 milioni alla Juventus nel 2018 e non è stato lasciato partire a zero come nel caso di Messi, lo stesso è stato fatto con Varane e Casemiro ceduti rispettivamente per 50 e 70 milioni al Manchester United nelle ultime duestagioni. Nello stesso tempo non si è avuta nemmeno paura di scarificare per questioni economiche giovani dal sicuro talento come Hakimi e Theo Hernandez che hanno comunque garantito sostanziose plusvalenze al bilancio madridista.
Queste operazioni inoltre hanno finanziato il rinnovamento della rosa visto che grazie alla massiccia presenza della società sul mercato sudamericano (osservatori, intermediari e agenti), il Real Madrid ha saputo arrivare per primo su talenti come Vinicius Jr, Valverde e Rodrygo. Oltre a parametri zero come nel caso di Rudiger e giovani talenti come Camavinga e Tchouaméni sul mercato europeo.
Infine, magari anche per una questione di fortuna nelle tempistiche, sono stati scelti in maniera mirabile anche i tempi per la ristrutturazione del Bernabeu. Il Real è stato abile a sfruttare il Covid per giocare (quando gli spalti erano chiusi) nel centro tecnico di Valdebebas dalle ultime gare della stagione 2019/20 fino alle prime del campionato 2021/22, senza dover trasferire squadra e tifosi. Cosa che invece il Barcellona dovrà fare a Montjuic, con i conseguenti costi o mancati introiti in particolare per la capienza limitata per un impatto pari ar circa 20 milioni di euro sulle casse societarie.