Giampaolo Pozzo, il presidente più longevo di un club nei cinque principali campionati europei, si è raccontato in un’intervista rilasciata in esclusiva a Forbes. Il patron dell’Udinese ha ripercorso la sua storia, dall’acquisto della squadra friulana fino al terzo posto in classifica nell’attuale Serie A, passando per le stagioni europee e i talenti che hanno vestito la maglia bianconera, fino al periodo storico che sta attraversando il calcio italiano e il gap con la Premier League.
“Sono stato un grande tifoso dell’Udinese fin da bambino”, racconta che poi ricorda di quando dagli spalti assisteva ai match di Serie C. Quando l’Udinese, che lo scorso anno ha festeggiato il suo 125° anniversario, si è trovata in difficoltà finanziarie, Pozzo e alcuni altri imprenditori l’hanno acquistata nel 1986. Successivamente l’attuale presidente del club ne è diventato l’unico proprietario.
Il club ha giocato in Serie A per 28 stagioni consecutive. Si è qualificato per le competizioni europee 11 volte. E, in modo altrettanto impressionante, in un settore in cui è facile perdere denaro, chiude gli esercizi in pareggio o addirittura realizza piccoli profitti. Come? Fin dagli inizi l’obiettivo è stato quello di perlustrare il mondo alla ricerca di giocatori con un potenziale da far fiorire, per poi venderli e aiutare a bilanciare i conti. “L’obiettivo dell’Udinese è sempre stato e sarà sempre quello di scoprire grandi talenti – dice Pozzo -. Questo è fondamentale per avere un club sostenibile”.
L’elenco dei talenti che hanno vestito la maglia dei friulani è assai lungo e continua a crescere ad ogni sessione di mercato. Nelle ultime cinque stagioni, l’Udinese ha incassato 235,5 milioni di euro in commissioni di trasferimento, secondo Transfermarkt. Tra le cessioni più recenti ricordiamo Rodrigo de Paul, passato all’Atletico Madrid per 35 milioni di euro a luglio 2021, realizzando una plusvalenza di oltre 25 milioni di euro. Dodici mesi dopo, l’Atletico è tornato alla carice è ha investito 20 milioni di euro per Nahuel Molina, che l’Udinese aveva prelevato a parametro zero. Tra i tanti nomi nel corso degli anni, spicca quello di Alexis Sánchez. Gli scout dell’Udinese hanno individuato l’attaccante cileno a 16 anni e nel 2006 è stato ingaggiato dal club friulano per 3,5 milioni di euro. Dopo tre stagioni Sanchez è stato venduto al Barcellona per una cifra dieci volte superiore a quella pagata dall’Udinese.
Pozzo racconta che l’Udinese ha iniziato a investire molto nella propria rete di scouting nei primi anni ’90. “Ora il panorama è cambiato perché ci sono piattaforme come Wyscout e forse anche i club più ricchi possono vedere rapidamente un giocatore e offrire più soldi per ottenere il giocatore – dice Pozzo -. Ma è fondamentale avere ancora un grande reparto di scouting. Non puoi semplicemente guardare un giocatore in video. Devi essere in grado di capire il potenziale del giocatore. Il nostro dipartimento di scouting è uno dei migliori al mondo”.
Non solo la ricerca del talento però. Pozzo è stato anche uno dei primi proprietari a perseguire un modello multi-club. Nel 2009 ha acquistato il Granada, club spagnolo, e nel 2012 la squadra inglese del Watford. Il Granada, passato dalla terza divisione alla Liga, dove è rimasto per cinque stagioni consecutive, è stato ceduto nel 2016. Il Watford, che ha raggiunto la Premier League e una finale di FA Cup durante il mandato di Pozzo, è ora di proprietà di suo figlio, Gino.
“Sono stato uno dei primi a possedere più club, ma vedo che questo fenomeno è in aumento e potrebbe essere una nuova direzione per il calcio”, spiega Pozzo, che ha poi sottolineato la sinergia positiva che si è creata tra i club, soprattutto in ambiti come lo scambio di giocatori e la condivisione delle competenze tecniche. Ad un certo punto, il Granada aveva 14 giocatori in prestito dall’Udinese.
Pozzo ha poi parlato della situazione del calcio italiano, con la Serie A che oggi è la quarta competizione nazionale più redditizia, dietro Premier League, Liga e Bundesliga. Pozzo evidenzia tre punti fondamentali per colmare il gap con la Premier League: nuovi stadi, fondi e nuovi investitori. Per quanto riguarda il primo aspetto il patron dell’Udinese afferma che le squadre italiane devono fare nuovi investimenti, anche negli stadi, come fatto per la Dacia Arena.
A proposito degli investitori internazionali che stanno investendo nel calcio italiano, dopo aver vissuto un’epoca in cui la maggior parte dei club erano di proprietà di uomini d’affari e famiglie locali, Pozzo ha detto: “Avere proprietari internazionali è un aspetto positivo perché ha contribuito ad aumentare l’interesse per il calcio italiano. Come, ad esempio, l’ultimo decennio in Premier League, dove gli investitori sono arrivati dai paesi arabi e dagli Stati Uniti per investire nel calcio inglese. Questo può far nascere nuove esperienze e forse nuove idee nel calcio italiano”. Tuttavia, il patron dei friulani ha spiegato di non avere mai ricevuto offerte per cedere l’Udinese né è interessato a riceverne alcuna.
“Sicuramente l’Italia è in un periodo difficile. Negli ultimi 10 anni abbiamo avuto un divario rispetto alla Premier League o alla Liga. Ma ora, grazie anche alla nostra tradizione, alle nuove idee e agli investitori, stiamo iniziando a lavorare per colmare questo gap. Il private equity potrebbe rappresentare un’occasione per portare nuovi capitali in campionato e magari aumentare l’appeal del calcio italiano”, ha detto il numero uno del club friulano a proposito dell’ingresso dei fondi.
In chiusura, sulla stagione attuale Pozzo ha detto: “Non è facile competere con i club più grandi per una società con le dimensioni dell’Udinese, ma lavoriamo e lavoreremo sempre di più per colmare questo gap. Stiamo facendo un grande sforzo negli ultimi anni per tornare passo dopo passo a competere con i top club, questa è l’ambizione. L’obiettivo a breve e medio termine è tornare a giocare nelle competizioni europee”.