«Il nostro progetto prevede uno stadio di 60-65 mila posti. Quello che cercheremo di fare è di riempiere lo stadio ad ogni partita, cosa che in questo momento non succede. Abbiamo delle vendite e un’occupazione che è inferiore a 65 mila posti, in più vogliamo aumentare il livello del corporate hospitality» e «questo anche per facilitare la gestione dei prezzi che vogliamo applicare» oltre che «per avere un po’ di moderazione dei prezzi, evitando grandi aumenti per il pubblico. Sono fiducioso che riusciremo ad accontentare tutti i tifosi».
Così ha parlato Mark Van Huuksloot, director of Infrastructure Development dell’Inter, a margine del primo incontro del dibattito pubblico sul progetto dello stadio San Siro di Inter e Milan a Milano. «Dati alla mano mai tutti gli abbonati si recano allo stadioNuovo San Siro prezzi biglietti, gli fa eco Giuseppe Bonomi, advisor del Milan rispondendo alle preoccupazioni dei tifosi in merito al numero di posti e quindi prezzo dei biglietti. «In realtà la somma che è stata fatta delle presenze effettive non porta mai a 60mila unità».
«E poi noi prevediamo, per incrementare i nostri ricavi, uno spazio discreto, direi consistente, per la cosiddetta hospitality. Proprio quello spazio permetterà ai due club di fare una politica di prezzi ponderata e che tenderà a una calibrazione dei prezzi stessi. Quindi i nostri tifosi non si devono preoccupare», ha aggiunto ancora Bonomi.
«Per recuperare competitività abbiamo bisogno di un nuovo impianto, moderno, che soddisfi maggiormente le esigenze nostre e dei nostri tifosi. Abbiamo bisogno di un impianto che generi maggiori ricavi rispetto a quello attuale. La differenza di ricavi da biglietti tra Milan e Inter e le grandi squadre europee come Bayern, Real Madrid o Barcellona varia da –80 milioni a -140 milioni. Questo la dice lunga sul fatto che per le squadre, per recuperare una competitività internazionale, che serve ai club ma che poi si riverbera positivamente sulla città, una delle leve dei sistemi territoriali sono le competizioni sportive», ha concluso.