“In risposta ai resoconti dei media in Francia sulle indagini in corso contro tre persone per potenziali attività illegali, confermiamo categoricamente e assolutamente che questo non ha nulla a che fare con Nasser Al-Khelaifi”. È questa la posizione di Francis Spiner e Renaud Semerdjian, avvocati di Nasser Al-Khelaifi, sulle indiscrezioni emerse oggi sul caso legato al numero uno del PSG e dell’ECA.
Secondo quanto riportato dal quotidiano francese Libération, il presidente del club della capitale parigina sarebbe coinvolto in un caso di ricatti, abusi ed estorsioni nei confronti di un uomo d’affari franco-algerino che avrebbe avuto informazioni compromettenti sullo stesso Al-Khelaifi.
Tayeb B., questo il nome dell’imprenditore in questione, è stato arrestato il 13 gennaio 2020 in Qatar e incarcerato fino al 1° novembre dello stesso anno. L’uomo d’affari avrebbe avuto materiale delicato in cui il nome del leader del PSG sarebbe apparso come uno di quelli coinvolti nelle irregolarità sull’assegnazione della Coppa del Mondo 2022 al Qatar.
L’uomo, sottoposto a forti pressioni psicologiche, sarebbe stato rilasciato solo dopo aver consegnato i documenti agli avvocati di Al-Khelaifi attraverso un accordo confidenziale. Secondo la testimonianza ai media francesi, l’arresto sarebbe stato motivato, solo ed esclusivamente, «per ordine dell’emiro del Qatar». La vittima di questo evento è un uomo d’affari franco-algerino di 41 anni che viveva in Qatar con la moglie e i figli. Il coinvolgimento di Al-Khelaifi è stato tuttavia smentito dai suoi legali.