Perché Inter e Milan non vogliono ristrutturare San Siro
(Foto: Claudio Villa/Getty Images)

Inter e Milan tornano a ribadire la loro posizione contro la ristrutturazione dell’attuale stadio Meazza. Durante il secondo incontro del Dibattito Pubblico sul progetto per il nuovo stadio, andato in scena nel tardo pomeriggio di ieri a Palazzo Reale, i club hanno voluto sottolineare le difficoltà e le problematiche di una eventuale ristrutturazione dell’impianto per poter arrivare ad uno stadio di nuova generazione.

Nel dettaglio, tutte le criticità sono state esposte da Patrizia Polenghi, consulente delle squadre e presidente di CEAS. CEAS è stata incaricata dai da Inter e Milan di sviluppare, nel 2019, un primo Progetto di Fattibilità Tecnico Economico (PFTE), coordinando tutte le discipline specialistiche che sono intervenute nella definizione di una proposta progettuale efficiente e sostenibile.

In seguito alla necessità di apportare delle significative modifiche alla prima proposta, CEAS è stata firmataria di una revisione del PFTE nell’ottobre 2020, e di un successivo aggiornamento nel settembre 2022, presupposto per l’avvio del Dibattito Pubblico.

Dunque, quali sono gli scogli principali nella ristrutturazione del Meazza? Polenghi è partita dal tema della capienza, dal momento in cui un’eventuale ristrutturazione – quella studiata dai club per capire l’eventuale fattibilità – prevede la rimozione del terzo anello, la demolizione e ricostruzione del primo anello, oltre alla ristrutturazione completa del secondo anello.

Un percorso che porterebbe la capienza definitiva dell’impianto, secondo le società, a massimo 58mila posti, una cifra che potrebbe addirittura calare qualora si decidesse di optare per sedute più larghe. L’hospitality passerebbe invece a 6.500 posti, con una riduzione significativa dei ricavi previsti con il nuovo stadio in questo senso.

Una miglioria limitata dalle strutture esistenti non favorirebbe inoltre la gestione dei flussi di entrata e uscita e – parlando ancora dei posti per i tifosi – la profondità sarebbe invariata per il secondo anello, mentre l’idea di portarla a una profondità di 80 cm si potrebbe sviluppare solamente per il primo anello.

Un altro problema riguarda il microclima interno al Meazza. Attualmente, la struttura presente penalizza moltissimo l’illuminazione e i club sono costretti a investire una quantità importante di risorse per fare crescere l’erba. Anche qualora si dovesse procedere con la rimozione del terzo anello, la circolazione di aria sarebbe comunque limitata e comunque non paragonabile a quella di uno stadio completamente nuovo.

Sul fronte dell’acustica, Polenghi ha spiegato che l’impianto sarebbe modificabile solamente in parte: schermare l’intera struttura non è una via percorribile. A proposito degli impianti, ci sarebbe una concreta difficoltà di installazione di fonti rinnovabili e l’impossibilità di ottimizzare la resa degli impianti al massimo livello. Anche la viabilità e l’accesso allo stadio resterebbero invariate con una riqualificazione del Meazza, a meno che non si possa mettere mano dalla parte del parco in un radicale e costoso intervento infrastrutturale.

Ultimo capitolo, ma non meno importante, quello dei costi. L’investimento – secondo Polenghi – sarebbe paragonabile a quello da 554 milioni di euro del nuovo stadio con tutte le incertezze proprie degli interventi di ristrutturazione. I costi di manutenzione sarebbero intermedi tra quelli attuali e quelli con un nuovo impianto.

Infine, ancora sul fronte economico andrebbero aggiunti anche mancati ricavi per circa 115 milioni di euro a causa della capienza limitata con la quale Inter e Milan dovrebbero fare i conti nei cinque anni di cantiere. Sarebbero infine colpiti anche i ricavi, che scenderebbero nettamente rispetto agli 80 milioni annuali (compresi di biglietteria e ricavi incrementali) previsti con il nuovo stadio per ogni club, con una forte limitazione dovuta al minor numero di posti premium.

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