«La Juve è un club con una storia ben precisa, con un’idea e un’identità ben precisa, e quindi indipendentemente dal periodo a noi giocatori spetta dare il massimo e far di tutto per vincere. È una questione di responsabilità, di attaccamento alla maglia». Parla già da veterano Fabio Miretti, centrocampista della Juventus e protagonista del primo episodio della nuova stagione di “Piedi X Terra”, il format dedicato ai giovani talenti della Serie A TIM e dello sport di DAZN.
«Quando ho iniziato a giocare a calcio era ovviamente il mio sogno – dice il giovane giocatore bianconero sul diventare un professionista -. Quando sono entrato nelle giovanili della Juventus ero un bambino, e paradossalmente ho sempre dato per scontato il contrario, che non sarei diventato un calciatore, e che avrei dovuto studiare per costruirmi un futuro».
Sull’essere un leader: «Sicuramente fare tutta la trafila delle giovanili alla Juve ti fa maturare in fretta, però nel mio caso è anche una questione caratteriale. Fin da quando sono un bambino son sempre stato un leader all’interno delle mie squadre, sono stato capitano per diversi anni sempre a livello giovanile, la leadership è una cosa che ho dentro senza saperlo».
«Idoli? Da bambino il mio era Nedved, mi piaceva perché faceva gol, era forte. Oggi il mio punto di riferimento invece è De Bruyne, per il ruolo che ha in campo, per come gioca. Quello che mi piace di più di lui sono la visione e il modo in cui passa il pallone: oltre a vedere le cose, lui sa come farti arrivare la palla. È una cosa su cui io so di dover migliorare, e per cui mi ispiro a lui».
In chiusura su Marchisio: «Claudio l’ho conosciuto lo scorso anno, davanti a una pizzeria qui a Torino. Abbiamo parlato un po’, e poi mi ha scritto qualche messaggio dopo che abbiamo perso la Youth League. Claudio è un punto di riferimento: quando sono arrivato nel settore giovanile della Juventus tutti dicevano “sono più quelli che non ce la fanno rispetto a quelli che ce la fanno, però guarda Marchisio”. Io sono riuscito a fare questo percorso dal settore giovanile alla prima squadra, e adesso però arriva il difficile. Spero che tra qualche anno i prossimi bambini della Juve possano avere me come punto di riferimento, anche se secondo me per alcuni anni sarà ancora Marchisio».