Nessun addio all’indice di liquidità. Il tanto discusso indicatore sarà ancora applicato al mercato nel futuro, con qualche concessione sulla gradualità del calcolo del parametro, da definire nelle prossime settimane. Lo riporta Tuttosport, spiegando che questo è l’orientamento emerso dall’ultimo incontro tra le varie componenti della FIGC.
E’ stata proprio la Serie A ad avanzare qualche richiesta in più, dopo che la scorsa settimana l’indice di liquidità è stato rimosso dai paletti per l’iscrizione al campionato. Il massimo campionato italiano ha proposto un indicatore ancora più morbido, per avere meno limiti preliminari nella campagna trasferimenti e non creare stalli in partenza.
La FIGC non vuole fare sconti, ma è possibile che a essere rivisti siano i meccanismi alla base dei calcoli della somma da immettere nel club per rientrare nei parametri in caso di sforamento. Attualmente, chi non rispetta i criteri sulla liquidità deve immettere dal 25 al 50% in più se sfonda il rapporto tra costo del lavoro allargato e fatturato, ed è possibile che la FIGC offra una sponda su questo punto.
Tuttavia, il presidente Gravina ha voluto ricordare che il calcio italiano è seduto su 2 miliardi di euro di spese da saldare con l’inizio del nuovo anno, dopo le proroghe concesse nel 2020 per alleviare le conseguenze della pandemia. Questo significa che – a prescindere dall’indice di liquidità – le società devono comunque intraprendere percorsi virtuosi per il futuro.