Gianpaolo Calvarese, ex arbitro di serie A con all’attivo più di 300 gare nella massima serie considerando tutti i ruoli (arbitro, VAR e arbitro addizionale), è ora imprenditore nell’azienda di famiglia che produce integratori sportivi naturali Aperegina. Inoltre ogni mercoledì sera di Champions League è parte della scuderia di Amazon Prime Video per commentare nella Var Room il match trasmesso dal broadcaster in Italia.
L’ex direttore di gara teramano, dopo alcuni interventi su Calcio e Finanza, ha deciso di proseguire la collaborazione con la nostra testata inviando un contributo su Daniele Orsato.
Daniele Orsato è stato premiato, nel corso del Gran Galà del Calcio dell’Associazione Italiana Calciatori, come miglior arbitro della Serie A per la stagione 2021/22 per la terza volta di fila.
Il Gran Galà del Calcio AIC, dopo due anni di assenza forzata causa pandemia, è tornato a svolgersi in presenza, a Milano, con una grande serata di sport e spettacolo. L’iniziativa ha lo scopo di celebrare coloro che si sono distinti nella scorsa Stagione Sportiva, con vari riconoscimenti. Oltre al primo premio assoluto, sono stati infatti assegnati i riconoscimenti per la formazione Top 11 maschile, Top 11 femminile, allenatore, società, giovane di Serie B… e appunto il miglior arbitro.
Daniele Orsato della sezione di Schio, 46 anni, ha battuto i colleghi Daniele Doveri (Roma 1) e Maurizio Mariani (Aprilia), candidati anche loro all’ambito premio. Il fischietto di Schio, dopo la vittoria, ha dichiarato: «Tutta la mia esperienza arbitrale è un sogno e spero che sia un sogno anche per gli arbitri più piccoli. Voglio essere un punto di riferimento».
Parole che sottolineo: i ragazzi hanno bisogno di questo tipo di esempi, altamente positivi e di riferimento per poter capire le qualità che deve avere un grande arbitro. Conosco benissimo il valore di Orsato, arrivato alla terza vittoria consecutiva di questo riconoscimento, anche perché per ben due volte sono arrivato dietro di lui, al secondo posto, anche senza aver arbitrato la finale di Champions.
Ma perché Daniele Orsato risulta il più bravo arbitro d’Italia? E perché io, pur senza la finale di Champions o di un Europeo, sono arrivato due volte secondo? Forse per forza fisica? Per la bravura nell’applicazione del regolamento? Assolutamente no. Anche se ovviamente non c’è una ricetta giusta per fare un buon arbitro, ciò che fa davvero la differenza è l’empatia.
Una qualità che al Gran Galà del Calcio viene considerata eccome. Il riconoscimento per un direttore di gara vale doppio, perché, ricordiamolo, i voti e le preferenze non sono espressi dai giornalisti, ma dagli stessi calciatori ed allenatori. Non viene quindi scelta e premiata solo la bravura nell’applicazione del regolamento calcistico, ma anche l’empatia che un arbitro riesce a trasmettere in campo. Una scelta giustissima secondo me, che rende omaggio alle giuste qualità che un fischietto deve possedere, sotto tutti i punti di vista.
Io credo che un arbitro debba innanzitutto essere una figura che abbia credibilità in campo, la quale viene anche dall’empatia che si è in grado di trasmettere, nel rispetto dei ruoli e della terzietà.
Gli arbitri e i due piani di comunicazione, tra campo e regolamento
Ci sono infatti due piani di comunicazione che un arbitro deve padroneggiare. Uno “istituzionale”, sotto gli occhi di tutti, cioè quello della corretta applicazione del regolamento durante la partita. Ma ce n’è anche un altro, ovvero quello privato, in campo, tra il direttore di gara ed i giocatori, spesso non pizzicato dalle telecamere e da chi segue un match.
Un rapporto di fiducia reciproca, di empatia, che permette ad ogni fischietto, nei momenti di difficoltà, di ricevere una mano da parte dei giocatori. Soprattutto negli episodi incerti e poco chiari, questo rapporto di fiducia può far sì che un calciatore abbia così rispetto dell’arbitro da spingersi ad aiutarlo, e a vederlo come un atleta pari a lui e non come un nemico. Un rispetto così grande da poter ammettere “sì, l’ho toccata io per ultimo” per esempio, o ammettere un tocco di mano o un qualsiasi fallo.
Ovviamente per riuscire ad avere queste caratteristiche ed essere riconosciuti come figura credibile, occorre aver arbitrato molte volte le varie squadre e quindi i vari calciatori, per poter proprio instaurare questo rapporto di rispetto ed empatia. Questo ci porta ad un aspetto importante da considerare: il premio taglia fuori i giovani fischietti che hanno arbitrato troppe poche volte, proprio perché non possono chiaramente aver già instaurato un rapporto solido con i calciatori.
Daniele Orsato è sempre stato considerato un direttore di gara ruvido, spigoloso, non malleabile. Ma evidentemente non è così, anzi. Per essere votato dagli stessi calciatori come il migliore della scorsa stagione, vuole dire invece che è riuscito a stabilire con loro quell’empatia e quella fiducia reciproca in campo di cui parlavamo prima. Perché quello che conta veramente non è solo la mera applicazione del regolamento, che in tanti possono fare bene; ciò che conta davvero è l’empatia.