Superlega quesiti Corte di Giustizia Ue

«A22 è un’agenzia di promozione che sviluppa lavoro nel mondo dello sport e degli eventi. È stata advisor della European Superleague Company (ESL). Ci sono due proprietari che sono i fondatori della A22 (Anas Laghrari e John Hanh, ndr). Ed è stata l’ESL che ha incaricato A22 di stabilire e condurre quel dialogo a livello europeo».

Così si è espresso Bernd Reichart in una intervista rilasciata al quotidiano spagnolo El Pais il giorno dopo la sua nomina a CEO di A22, società dietro la Superlega. Il 48enne manager tedesco ha parlato dei rapporti con il progetto che fu lanciato nel 2021 e che ora si prepara a riprendere vita. Tra i primi passi mossi da Reichart in qualità di amministratore delegato, c’è quello di aver contattato la UEFA per aprire un dialogo in vista del futuro.

«Alla UEFA, come è dovuto, abbiamo inviato loro una lettera questa mattina e li abbiamo informati della nostra intenzione di dialogare. Non so se ci risponderanno o meno. La lettera inviata dalla Superlega un anno e mezzo fa non ebbe risposta. Non andiamo contro nessuno, non vogliamo escludere assolutamente nessuno. La ricerca di soluzioni all’interno del mondo del calcio non è molto comune, perché lo statuto UEFA, attorno al suo articolo 51, non facilita un dialogo onesto e aperto sul proprio futuro», ha spiegato.

Su come sviluppare il dialogo e se ci sia già un format per il torneo: «Non c’è format che tiriamo fuori dal cilindro. Al contrario. Vogliamo aprire un dialogo aperto, e un dialogo è credibile solo se le opinioni esterne possono plasmare un’idea che parta da zero. La cosa più importante è che le persone capiscano che è una competizione aperta, che si basa sulla meritocrazia».

Sulla presenza di membri fissi, Reichart fa chiarezza: «Questo è un altro dei concetti che viene tolto dal tavolo: i membri permanenti. Ci sono alcune precondizioni che si sono evolute. Cosa ha imparato la Superlega dal 2021? A parte gli aspetti del format, penso che la cosa più importante sia provare a dialogare di nuovo. Quello che è cambiato è che oggi non abbiamo le minacce della UEFA come è successo subito dopo la proposta dell’anno scorso. Fino a quando un giudice non ha detto: voglio valutare se questo è legittimo».

«L’asse di questo secondo tentativo è provare ancora una volta a mettere sul tavolo i problemi e parlare di soluzioni con tutti i soggetti coinvolti. Là fuori, sono la prova che fanno sul serio, perché per la prima volta questo progetto ha un volto che può connettersi, che può ascoltare», ha aggiunto ancora il CEO di A22.

E se la Corte di Giustizia dell’Ue non dovesse dare ragione alla Superlega? «Ritengo che non sia compatibile con la libera concorrenza il fatto che ci sia un unico operatore, con sede in Svizzera, che sia il regolatore, quello che consente l’accesso al mercato, e allo stesso tempo l’unico che opera. Penso che sia giusto che questo accumulo di potere e quell’evidente conflitto di interessi siano analizzati e giudicati. Nessuno è stato in grado di spiegarmi perché i club possono disputare una competizione a livello nazionale, ma quando arriviamo in Europa deve essere un torneo UEFA», ha concluso.

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