Dietrich Mateschitz Red Bull
(Foto: ERWIN SCHERIAU/APA/AFP via Getty Images)

La notizia è arrivata a pochi minuti dall’inizio delle qualifiche del Gran Premio di Austin in Formula 1. Si è spento all’età di 78 anni Dietrich Mateschitz, storico fondatore della Red Bull oltre che cofondatore della nota casa produttrice della famosa bevanda energetica di cui deteneva il 49% delle azioni. L’imprenditore austriaco entrò nel mondo della F1 nel 2004 rilevando la scuderia Jaguar Racing e fondando appunto la Red Bull Racing, mentre l’anno successivo rilevò anche la scuderia italiana Minardi rinominandola Scuderia Toro Rosso, team satellite di Red Bull.

Dal 2010 al 2013 il suo team vinse i mondiali costruttori e quello piloti grazie al tedesco Sebastian Vettel, ripetendosi poi nel 2021 e quest’anno con Max Verstappen (per il costruttori 2022 manca solo la matematica che può arrivare già questo weekend). «E’ stato un uomo incredibile, gli dobbiamo tutto per quello che ha creato e ci ha permesso di fare. Aveva una grande passione per la Formula 1, oggi e domani faremo il meglio in suo onore», il commento di Christian Horner, team manager della Red Bull, emozionato nel ricordarlo.

Mateschitz era da tempo era malato. Nella sua storia ha cambiato l’industria delle bevande e dello sport con investimenti senza precedenti e forme di sponsorizzazione completamente nuove. Dalla F1, allo sci, alla MotoGp, alle discipline estreme, ai tuffi, ma senza dimenticare il calcio e il lavoro fatto con il modello multiproprietà che ha portato alla creazione di club competitivi e fabbriche di talenti.

Figlio di insegnanti, ha fondato un impero da oltre 23 mila dipendenti vendendo più di 10 miliardi di lattine nel mondo soltanto l’anno scorso. Mateschitz avrebbe scovato la nota bevanda a base di taurina in Thailandia, in un bar di Bangkok scoprendo che era efficace per combattere il jet lag. E’ uno dei tanti racconti che circolano sulla nascita della sua fortuna, un patrimonio da oltre 25 miliardi di dollari.

Dopo essersi messo in società con l’inventore thailandese Chaleo Yoovidhya (scomparso dieci anni fa), lancia l’energy drink. Con un’attenzione particolare al marketing, che attrae soprattutto il mondo dei locali notturni e lì inizia il successo della bevanda. Stregato dal fascino delle corse nel 2004 rileva la scuderia dalla Jaguar e la rinomina in Red Bull. Due anni dopo si compra anche la Minardi (ora AlphaTauri) per farne una palestra di futuri campioni.

Tra le curiosità che lo riguardano, Mateschitz aveva il brevetto e amava volare, tanto che nell’hangar 7 di Salisburgo teneva una flotta di aerei d’epoca, fra i quali il DC6-B appartenuto al Maresciallo Tito. Possedeva un’isola alle Fiji, un sottomarino. «Era un visionario e un imprenditore incredibile, ha trasformato il nostro sport», lo ricorda Stefano Domenicali.

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