Falso nelle comunicazioni sociali, false comunicazioni rivolte al mercato e aggiotaggio informativo. Sono queste le accuse formulate dalla procura di Torino nei confronti di 16 indagati tra Consiglio di Amministrazione, dirigenti “con responsabilità strategiche” e revisori della Juventus, dopo la chiusura delle indagini sui bilanci della Juventus, come riporta La Stampa.
Secondo gli inquirenti, la società bianconera avrebbe alterato i bilanci approvati il 24 ottobre 2019, il 15 ottobre 2020 e il 29 ottobre 2021. Come? Attraverso una serie di “plusvalenze fittizie” su tesserati e con due “manovre stipendi” relative agli anni della pandemia.
“Le operazioni di scambio, che non generano flussi finanziari di sorta – spiegano dalla Procura -, risultano, concluse a valori stabiliti dalle parti in modo arbitrario e con lo scopo di far fronte alle necessità di bilancio del momento: tali operazioni sono state ritenute fittizie”. Per l’accusa “le plusvalenze da queste generate, sono state rivisitate”. La Juve avrebbe dunque sopravvalutato diversi calciatori utilizzati in scambi alla pari con altre società per migliorare i conti in rosso.
Per quanto riguarda il secondo intervento finalizzato ad alterare i risultati di bilancio, la «manovra stipendi», all’epoca della prima ondata Covid (marzo-giugno 2020), la Juve comunicò ai mercati e ai tifosi che i suoi tesserati avevano rinunciato a quattro mensilità di stipendio. Contestualmente però avrebbero dovuto essere calcolati come debito nell’anno di riferimento, cosa che non sarebbe avvenuta. In questo modo la società avrebbe fatto figurare un risparmio consistente a fronte in realtà di un rinvio del saldo. In realtà secondo gli inquirenti l’accordo Juve-tesserati prevedeva la rinuncia a una sola mensilità e non a quattro «con il recupero delle tre nelle stagioni successive». Perciò sulla carta, nel 2019/2020, la Juve avrebbe risparmiato 90 milioni circa, in realtà solamente 22.
Tra gli indagati ci sono i vertici societari, il collegio sindacale, il revisore dei conti e il legale del gruppo bianconero. Come riporta La Stampa, i magistrati avevano chiesto al giudice delle indagini preliminari Ludovico Morello gli arresti domiciliari e l’interdittiva dai ruoli societari per il presidente del cda Andrea Agnelli. Richiesta respinta.