Una torta che vale svariati milioni di euro tra biglietti, gestione dei parcheggi intorno al Meazza e controllo di paninari e chioschi. È questo – scrive Il Corriere della Sera nella sua edizione odierna – il grande affare di San Siro diviso tra i vertici delle curve di Inter e Milan, redditizio e soprattutto violento, con pestaggi, aggressioni, ma non solo.
Una montagna di soldi, di cui gli «80 mila euro al mese» citati da Vittorio Boiocchi – il capo ultrà dell’Inter morto a seguito di un agguato sabato sera – in una intercettazione dello scorso anno, sarebbero solo una piccola parte. Perché tutto sarebbe spartito equamente tra interisti e milanisti, in base alla partita o all’evento.
È in questo scenario che si muovono le indagini sull’omicidio. Si dice che Boiocchi sarebbe stato la mente della grande spartizione degli affari dentro e fuori dal Meazza. Con lui, sul fronte opposto, Luca Lucci, il capo della Sud rossonera, condannato per droga e diventato celebre per la stretta di mano a Matteo Salvini.
Un’indagine che vede al centro la compravendita dei biglietti e l’ipotesi, solo ventilata, di possibili ricatti alla società nerazzurra. Quattro dirigenti dell’Inter sono anche finiti indagati con l’ipotesi di reato di associazione per delinquere prefigurando qualche forma di collaborazione per favorire i capi ultrà fornendo biglietti a prezzi agevolati o facendoli entrare gratis.
In realtà, per i quattro dirigenti lo stesso pm Leonardo Lesti ha chiesto l’archiviazione, accolta dal gip Guido Salvini, che concorda nel concludere che i quattro «erano in realtà vittime del comportamento minaccioso ed estorsivo dei capi dei tifosi e quindi semmai persone offese dei reati».
Ma il grande affare del Meazza sarebbe invece quello dei parcheggi. Da gestire in alleanza con i «cugini» rossoneri: Luca Lucci e Giancarlo Lombardi, detto Sandokan. Sullo sfondo Loris Grancini, capo dei Viking della Juventus ma da sempre vicino a Sandokan. Con le sue pesanti amicizie alla Barona, quartiere della periferia milanese.
Trafficanti di cocaina e capi curva, mafiosi e manager delle società che hanno in concessione (dal pubblico) i parcheggi. E qui sarebbero coinvolte anche società di comodo vicine alla famiglia Iamonte della ‘ndrangheta. Una torta redditizia, spartita, non estorta, in cambio di protezione e forse altri affari come il traffico di droga e il controllo di altre attività.